14/04/2011 09:45
Dopo laccoppiata Pemier-FA Cup della prima stagione, il suo Chelsea vive la seconda annata piena di contraddizioni: linizio è folgorante con otto vittorie nelle prime dieci giornate di campionato, due di queste con risultati tennistici, in più lipoteca sugli ottavi di Champions. Poi, a novembre comincia il crollo: cinque sconfitte in 11 gare, solo 10 punti sui 33 a disposizione, via Ray Wilkins, suo fido secondo, inviso al patron. Carlo andò su tutte le furie. La Champions resta lunica speranza per il Chelsea. Lottavo di finale è semplice, Ancelotti si libera senza problemi di un modesto Copenaghen, poi arriva inesorabile la torturante accoppiata da parte dellurna di Nyon contro il Manchester. Gli esami per Ancelotti non finiscono mai, la fiducia di Abramovich nei suoi confronti è scaduta. O vinci contro Ferguson o addio a fine stagione. Le espressioni di Ancelotti, compreso il sopracciglio sinistro che vola tanto alto quanto sotto terra è il suo umore, sono inequivocabili. «Il mio futuro? Non lo so, dovete chiedere ad altri». Meglio di no.
Carlo ora fa il traghettatore di lusso. A Roma lo aspettano gli americani (dai russi agli americani, da Roman a Roma, strano gioco del caso e delle parole) e moltissimi tifosi che negli anni 80 hanno sognato e gioito con lui. Anche se Montella non è out. Ancelotti temporeggia e - almeno a parole - gioca col suo destino romano. Al tempo stesso ambisce a panchine eccellenti, vedi Real Madrid, che non ha capito cosa vuole fare Mourinho. Se resta, se va via: Ancelotti aspetta e spera, ma chiede un progetto degno e una squadra in Champions. Comunque vada, sarà un successo. Di soldi ne ha guadagnati e ne guadagnerà ancora. Intanto tiene contatti con tutti, aspettando Abramovich e magari ricordando quello che fu il 2 giugno 2008, compreso il divertente e imbarazzante incontro con Spalletti.
E al Chelsea chi va? Abramovich ci sta pensando, le proposte non gli mancano. Mourinho, ad esempio, al Chelsea tornerebbe e di corsa. Guardiola è vero sogno dellimprenditore russo, ovvero ricostruire con un giovane (e grande) allenatore. Spalletti è sempre uno da prendere in considerazione. Non ultima arriva pubblicamente lidea di Marcello Lippi. «Mi piacerebbe allenare il Chelsea, il calcio inglese mi affascina molto. Anche una nazionale sarebbe interessante. Allenare mi manca, questo è normale. I miei sono stati anni intensi, gratificanti, ci sono state anche delle delusioni, ma questo è assolutamente normale, non si può sempre vincere. Sotto questo profilo non posso che ritenermi soddisfatto, ma la voglia di svolgere il mio lavoro ancora cè», ha detto lex ct azzurro a radio Manà Manà. Benissimo. Tutti invitati a Parigi. Paga Abramovich.