24/05/2011 11:52
CORSPORT (L. CASCIOLI) -
Roma, anno zero. Si riparte con una nuova, nuovissima società. Addirittura inedita per le nostre scene calcistiche. Si riparte con un nuovo progetto di gioco che deve essere disegnato da un nuovo architetto. Si riparte con altri giocatori, il cui profilo deve essere tracciato dall'allenatore. Ma per ora tutto è avvolto dalla nebbia e l'impressione è quella di una navigazione strumentale. Tutti sembrano voler solo guadagnare tempo in attesa di chi assumerà il comando. E così un giorno viene congelato Pioli, un altro vien tenuto caldo Bielsa, mentre Deschamps sta a bagnomaria con Emery e chissà quanti altri. E siccome questi tecnici interpretano progetti di gioco diversi, bisogna convenire che la nuova Roma è ancora solo un'ipotesi. Quando conoscere mo il nome e il profilo del nuo vo tecnico, potremo finalmen te partire per la nuova avven tura. Intanto, va di moda il gioco della torre, e se ne stanno get tando nel fossato un po' troppi. Quando si parla di ' nuova Ro ma' si accenna ad una Roma da ricostruire nello spirito e nel gioco, ma è chiaro che al cuni elementi dell'attuale rosa saranno chiamati a farne par te. Quali? Sul nome di Totti concordano tutti, ma dopo di lui già si comincia a discutere. Totti è l'unico punto fermo, per la classe innata; per le motivazioni che sa darsi, inseguendo sempre nuovi record; per il carisma che possiede sui compagni e sull'ambiente; per la passione che lo infiamma. I fischi che però hanno accolto la squadra domenica e che hanno sottolineato l'uscita di Vucinic, stanno a si gnificare che per i tifosi della Roma è finito il tempo dei buo ni sentimenti ed è cominciata quello dei forti risentimenti. Si salvano solo quei giocatori che hanno dato tutto, e che promettevano poco. Vi dico subito che non sono d'accordo con i fischi a Vucinic, giocato re dal carattere abulico, ma dallo stile geniale. Vucinic non è sterile come Menez. Al cuni suoi gol, compreso quello di domenica, appartengono al repertorio dei grandi attac canti. Gli umori che i tifosi hanno messo in mostra in que sta fase declinante della sta gione ( e della Roma) ci sono parsi vendicativi. Hanno volu to dare retta al fegato più che al cervello. Ma i giocatori del la Roma non sono tutti da but tare, anche se quest'anno ce lo hanno fatto pensare spesso. Quando una squadra fallisce, le responsabilità sono di tutti. Non esistono capri espiatori. E quando si usano parole astratte come 'gente', 'pubbli co', 'ambiente', bisogna saper riconoscere che queste parole includono anche i tifosi che protestano ( e che sino a ieri hanno accettato tutto), anche noi giornalisti.
Intanto Montella, che meri ta invece l'applauso, ha lan ciato alcuni messaggi prima di andarsene. Ha dato a Totti quello che era di Totti. Ha impartito a Menez una lezione severa, facendogli capire che il talento non basta, se non viene sostenuto da una visione collettiva del gioco. Menez è un talento autentico e rinun ziare a lui non sarà indolore. Ma la Roma non ha tempo da perdere coi bambini viziati. Potrebbe solo essere ceduto in prestito, sperando che gli serva da lezione. Montella ha invece concesso spazio ad alcuni giovani promettenti, dando seguito alla vocazione della Roma, che ha sempre fatto del vivaio uno dei suoi punti di forza. Innovare nella tradizione, questo è quello che si chiede ai nuovi dirigenti. Potrebbe essere la formula vincente per la nuova Roma e per il nuovo calcio italiano.