11/05/2011 12:14
Nei palazzi del potere, a Roma e fuori da Roma, sono tante le forze che tentano di indurre Mr Tom e i suoi soci a venire a patti con il vecchio sistema, pronto ad accoglierli nel suo immenso ventre, purché si adeguino a non cambiare nulla. Le avvisaglie cerano state subito. Il presidente del Coni redarguì il futuro presidente della Roma, perché si era permesso di fare alcune osservazioni sullOlimpico e di parlare della prospettiva di uno stadio di proprietà; il presidente della Lazio, che non aveva neppure i soldi per pagarlo, laffitto dello stadio, gli intimò di tacere e di rispettare la sacralità dellOlimpico, salvo dire qualche settimana dopo che porterà la sua squadra a giocare a Firenze se mai le dovesse accadere di giocare in Europa. Il presidente del Milan, che si era già in passato dato da fare per impedire lo sbarco dei petrolieri russi a Roma, cercò di scoraggiarlo: nel calcio cè solo da rimetterci soldi, gli disse (e lui se intende visto che ha riaperto il portafoglio solo perché spera che questo gli faccia vincere le elezioni); quello del Palermo, quasi gli intimò di mostrare le sue credenziali. Gli imprenditori romani, nessuno dei quali, finora, ha voluto investire un euro nella Roma, ironizzavano nei salotti sul suo look dimesso.
In realtà, Mr Tom e i suoi soci sapevano bene cosa li aspettava e hanno idee molto nette. Di una tale semplicità da essere rivoluzionarie. Sono venuti per vincere e sanno bene che per vincere devono investire e quindi allestire una squadra di alto livello, come lo era quella dellera Sensi . Ma sanno anche che per vincere occorre che la competizione si svolga in modo corretto...