Nuovo tecnico, ipotesi Delio Rossi

20/05/2011 11:40


l’ideale sotto il naso. È singolare che il nome di Delio Rossi sia stato bocciato o almeno messo in secondo piano dopo aver constatato che la conferma di Montella era sostanzialmente una non scelta — anche se un investimento sarebbe valso la pena, essendo l’ultimo dei colpevoli di una stagione fallimentare — e la rimpatriata di praticamente impossibile.

È assurdo anche che Delio Rossi non venga considerato preferendogli Villas Boas, tecnico sicuramente di qualità, ma soprattutto un nome esotico sbandierato per accarezzare come al solito la piazza. Anche perché pare non ne abbia alcuna intenzione…

Se è vero che la Roma degli americani vuol segnare una svolta, un cambio di mentalità e la definitiva uscita dal Raccordo anulare, la prima cosa è fare tabula rasa di questa piccola mentalità che impedisce che un allenatore che ha guidato la Lazio e che si è gettato nel Fontanone del Gianicolo per scommessa o per semplice goliardia dopo aver vinto un derby — ormai 5 anni fa — , non possa poi allenare la Roma. Se è vero che la Roma vuol svecchiare la sua squadra di giocatori che hanno perso da tempo l’umiltà e che si considerano a torto dei fenomeni, affidandosi a giovani talenti che il nuovo direttore sportivo sta già cercando, Delio Rossi — che tra l’altro con ha già lavorato a Roma e Palermo — è il miglior allenatore possibile per quel programma. Semplicemente perché lo ha già fatto e dimostrato a Palermo, la squadra più giovane della serie A, perché è libero e a disposizione, perché le sue qualità sono riconosciute da tutti nel calcio italiano. Inoltre vuole vincere e dimostrare di poter fare molto di più che non il semplice maestro di calcio. L’aver allenato la Lazio non è un handicap ma al contrario una molla che può caricarlo di motivazioni.



A Milano Moratti non ha esitato a ingaggiare Leonardo perché in quel momento lo riteneva giusto e basta, a Manchester Tevez è passato dallo United al . Solo a Roma esiste un tifo così condizionante. È perfettamente inutile che la Roma sia passata agli americani e sia gestita da una decina di nuovi bravissimi manager se la mentalità, stringi stringi, è sempre la stessa di prima