Ranieri: «Roma e Napoli tutta la verità»

17/05/2011 10:26

Omai i giochi sono fatti, anche se manca ancora una giornata. Che campionato è stato?

«In generale quello che avevo pre­visto. Ne avevo parlato all’inizio del­la stagione, non sarebbe stato un campionato come i precedenti, con una squadra che faceva il vuoto. Que­st’anno non è stato così. Ha vinto la squadra migliore, che ha saputo ave­re continuità ed è migliorata strada facendo. Complimenti al Milan, ha meritato lo scudetto. Ma complimen­ti anche all’Inter, che ha saputo ri­partire dopo un periodo difficile a causa di numerosi infortuni. Ora ha anche la possibilità di vincere la Cop­pa Italia. L’Inter è arrivata alla fase cruciale della stagione senza gli uo­mini migliori. Complimenti anche a Guidolin e alla sua Udinese e al Na­poli, che ha centrato una grande im­presa » .

Le grandi delusioni sono e Samp, oltre alla Roma, della quale parleremo dopo.

«Per la Samp mi dispiace veramen­te tanto. Stimo molto la famiglia Gar­rone, la squadra ha un pubblico spor­tivissimo. Non ci voleva questa cadu­ta, saprà risalire. La ha speso tantissimi soldi per costruire. Ma ci vuole tempo, non bisogna demorde­re. La società deve valutare il lavoro fatto».

Da quando è stato esonerato, la Ju­ve è andata sempre più giù...

« Ranieri non c’entra. Negli anni precedenti era stata costruita una grandissima squadra, con quattordi­ci super campioni, poi dopo la serie B sono rimasti solo Buffon e Del Piero. Le squadre le fanno i giocatori, ma prima le società. Bisogna riaprire un ciclo e c’è bisogno di tempo, ci vuole la fortuna di trovare i giocatori giusti. Ci vuole un carattere forte, a prova di bomba».

Del Neri ha il carattere giusto per una squadra come la ?

« Ha l’esperienza per guidare una grande squadra. Noi allenatori dob­biamo fare il massimo, poi le società ci giudicano».

A c’è fibrillazione dopo la festa, Mazzarri potrebbe andare via e tra i candidati c’è anche lei...

« Non ho avuto nessun contatto. A feci un grande lavoro, quasi vent’anni fa, conservo un bel ricor­do. Ho avuto un ottimo rapporto con il pubblico di , il sostegno che dà alla squadra è straordinario. De Laurentiis ha preso la società dal fondo e l’ha portata in alto, tra le grandi d’Europa. Il club ha fatto pas­si da gigante, complimenti vivissimi. Sono sempre stato bene in tutte le so­cietà nelle quali ho lavorato e ho la­sciato ovunque un buon ricordo. So­no un professionista, se dovessero chiamarmi prenderei in considera­zione le proposte».

Quando lasciò la Roma disse che stava pensando a un ritorno nella Premier League.

« Il mio pensiero è sempre stato questo, se ci fosse la possibilità di la­vorare con un buon progetto. Ma non mi precludo altre strade. Mi deve piacere il progetto, che sia in Italia, in Spagna o in Inghilterra. Per una Nazionale è ancora presto, penso di poter fare ancora quattro o cinque anni alla grande in una squadra di club».

Sono passati quasi tre mesi da quando ha lasciato la Roma. Ci rac­conti come ha vissuto questo perio­do.

«Sono venuto via per amore. Rin­grazierò sempre la famiglia Sensi per avermi dato questa grande possibili­tà. Ho accettato la Roma per amore e per amore l’ho lasciata. Avevo detto dall’inizio della stagione, dai primi giorni di ritiro, che sarebbe stato un anno difficile. In un’altra piazza sarei rimasto, alla Roma ho deciso di la­sciare dopo aver fatto tutto quello che potevo per aiutare la squadra. Alla fine ho provato con l’elettro­shock. Ho pensato che andandomene avrei potuto dare una scossa alla squadra. Eppure anche a Catania si sono riviste le stesse problematiche di tre mesi fa. Mi è dispiaciuto vera­mente tanto, perchè se fossero anda­ti in il mio sacri­ficio sarebbe servito a qualcosa. Sa­rei stato molto contento, soprattutto perchè sono sempre tifoso. Le parti­te le ho viste, non sempre, a volte so­lo gli spezzoni, in certe circostanze ho preferito evitare, mi faceva ma­le... » .

Si sono riviste le stesse amnesie, gli errori incomprensibili di grandi professionisti.

«Vede, in ogni settore professiona­le la cosa più importante è la testa, nello sport ancora di più. Ogni pro­fessionista dovrebbe avere la voglia di superarsi. La Roma da tanti anni ha alti e bassi e questo non lo conce­pisco. Io dopo gli 80 punti dello scor­so campionato avevo dentro la rab­bia di fare un punto in più. Quando siamo ripartiti mi sono accorto che non era così per la squadra. Lo dissi ai giocatori, in diverse occasioni: se sono io il problema me ne vado. Mi hanno sempre detto di no. So di ave­re allenato un gruppo compatto, di professionisti, non devo rimprovera­re niente a nessuno».

E’ troppo diplomatico. E’ sicuro che nessuno le abbia remato contro?

«No, rispondo di no. Se qualcuno lo ha fatto deve rispondere alla sua co­scienza. Chi è andato in campo ha da­to quello che poteva. Se qualcuno ha remato contro deve fare i conti con se stesso. Chi ha la coscienza a posto lo sa. E non aggiungo altro».

Un giorno tornerebbe alla Roma?

«Per me la Roma resta al primo po­sto, sempre. Il calore che mi ha dato la gente quando ero l’allenatore, ma soprattutto in questi tre mesi, è stato commovente. Un calore che mi av­volge ancora. Ringrazio i tifosi per­chè mi hanno permesso di vivere un’esperienza indimenticabile».

Adesso questa squadra è da rifon­dare.

«Anche quando sono arrivato io si diceva così. A questo punto devono essere chiari i giocatori. Chi vuole re­stare lo dica chiaramente. Per rico­struire ci vuole solo gente motivata. E tutti si facciano un esame di co­scienza. Chi resta deve avere il mas­simo delle motivazioni, serve solo gente che ci crede. Più dell’attacca­mento alla maglia conta il senso di responsabilità, la professionalità».

Tanti giocatori non sono riusciti a rendere come lo scorso anno. Vuci­nic nel suo primo campionato sulla panchina è stato un grande protago­nista, in questa stagione si è perso.

«Non so perchè. L’imponderabile è la bellezza del calcio».

Lei è andato via all’inizio della trattativa per la cessione della socie­tà, che non è stata ancora completa­ta.

« Fino a quando sono rimasto non volevo dare alibi alla squadra, non ho mai dato peso a quello che ci accade­va intorno. Quando ho dato qualche frustata l’ho fatto per far reagire i giocatori. Ma a lungo andare è stato inevitabile che i ragazzi andassero con la testa altrove. Non ce l’abbiamo fatta a non farli condizionare e non ce l’hanno fatta neanche dopo di me».

Lei era già d’accordo con la banca per restare anche l’anno prossimo. E’ rimasto deluso da qualcuno?

« Guardi, io ho lasciato i soldi di questa stagione e ho stracciato il con­tratto per gli anni prossimi».

Per l’anno prossimo...

«No, per i prossimi anni e non vo­glio specificare quanti. Un contratto che doveva solo essere ratificato dai nuovi proprietari. Comunque non so­no rimasto deluso. Mi metto sempre dall’altra parte. Ci sono situazioni che prendono una certa piega e non si possono più cambiare».

Come giudica il lavoro di Montella in questi tre mesi?

« Ha vissuto un’esperienza impor­tante, ha smesso l’altro giorno di fa­re il calciatore e ha capito che fare l’allenatore è un’altra cosa. Ha fatto un’esperienza che gli servirà tantis­simo ».

Che allenatore serve alla Roma?

«Non voglio entrare in questo argo­mento ».

I nuovi proprietari si affideranno a Baldini e . Che ne pensa?

« Sono due ottimi professionisti, due grandi conoscitori di calcio. La Roma è in buone mani. Da tifoso del­la Roma dico che la fiducia nei loro confronti è totale. Possono solo fare bene » .

Per quanto tempo ancora sa­rà quello visto in questo finale di sta­gione?

«Non lo so, ma non deve smettere. E’ come Del Piero, finché sta bene è un punto di riferimento troppo im­portante per il calcio italiano».

quando riuscirà ad evita­re le numerose giornate di squalifi­ca?

«A Daniele posso dire solo grazie, si è sempre comportato bene con me, ha sempre dato tanto. Evidentemen­te da tifoso ha sentito molto questo periodo di incertezza e non era sere­no ».

Qualche dirigente di quelli attuali le ha voltato le spalle?

«Non mi interessa, nel calcio que­ste cose succedono, in tutte le profes­sioni ci sono situazioni come queste. Ma un uomo intelligente ci deve pas­sare sopra » .

Ha più sentito i suoi giocatori?

«Io non sono il tipo che chiama. l’ho incontrato al ristorante e ci siamo abbracciati. Il rapporto è sta­to buono con tutti, comunque mi han­no dato tanto, se ho meritato questo premio è per quello che abbiamo fat­to lo scorso anno insieme».

Quello scudetto sfumato all’ultima giornata è stato il più grande rim­pianto della sua carriera?

« Penso proprio di sì. Ho vissuto sensazioni bellissime. Non succede, ma se succede... Invece non è succes­so. Ma avere lo stadio pieno, portare tante gente in trasferta è stato il mas­simo. Lo scudetto sarebbe stato il mio ritorno a Roma perfetto, invece mi è mancato qualcosa. Riuscire nel­l’impresa sarebbe stato bellissimo».

La Roma sta per aprire una nuova era, per la prima volta con una pro­prietà straniera.

«La nuova società deve essere va­lutata. Vedere novità come questa nel calcio è positivo. Auguro agli americani tutto il bene possibile. Di-Benedetto è già andato a Testaccio, nel cuore del tifo giallorosso. Ha fat­to bene».

Il calcio italiano è in declino. Come si riparte?

« Con tanta buona volontà, passio­ne, amore, serietà. Noi italiani abbia­mo sempre una marcia in più. Però bisogna costruire nuovi stadi, ripor­tarci la gente. Anche la tessera del ti­foso va rivista. Tutti devono capire che la situazione non può andare avanti così».

Rivedremo Ranieri nella prossima stagione in panchina?

«Se ci sarà un buon progetto sì. Sa­rò determinato come sempre, l’entu­siasmo non mi manca. E i contatti neppure, in Italia e all’estero. Vedre­mo ».