06/06/2011 13:11
Che cosa pensa di quest'inchiesta?
«Sto nel calcio da 30 anni, sono notizie brutte, spiacevoli. Spero di no, ma temo che sia tutto vero».
Nella rete è finito Signori, uno che lei conosce bene.
«Sono rimasto allibito. È un ragazzo serio, mi dispiace molto vederlo in questa situazione».
Per Paolo Rossi, coinvolto nello scandalo dell'80, è inevitabile che ciclicamente il calcio finisca sott'inchie sta: troppi interessi. D'accordo?
«Fuor di dubbio che girino tanti soldi, ma non è inevitabile. Le scommesse trent'anni fa, poi Calciopoli e ora questa nuova bufera: solo in Italia così tanti scandali ravvicinati. Il nostro calcio non godeva di ottima salute, di quest'altra mazzata non se ne sentiva il bisogno. Riprendersi non sarà facile».
Un simile scandalo in Inghilterra sarebbe stato possibile?
«No. E non perché non girino soldi, ma la cultura è diversa, il risultato non è tutto. Esistono e resistono altri valori, quelli che tengono lontano certi personaggi».
Allora Inghilterra for ever?
«No, io mi sento italiano fino in fondo, ma questa esperienza mi è piaciuta...».
Tanto da cercare un'altra squadra? Fulham, Aston Villa: ne restano poche ormai.
«No, tanto da tornare a Londra e da lì organizzarmi la vita. Tranne una parentesi di sei mesi, alleno di fila dal 95: mi fermo un anno e mi guardo in giro, mi aggiorno, studio come lavorano i colleghi».
Ancelotti non allenerà l'anno prossimo, lo scriviamo?
«Sì. Non ho fretta né l'esigenza».
Lei al posto di Wenger all'Arsenal: impossibile?
«Mai stato contattato da alcuna squadra inglese».
Niente Roma nemmeno a questo giro: non si fidava degli americani?
«Non ho mai parlato con nessuno di loro. Il resto è frutto della fantasia. Un giorno allenerò la Roma, l'ho sempre detto e lo ripeto, ma è ancora presto. E non per colpa degli americani».
Capitolo Juve: Marotta l'ha cercata prima di Conte e lei ha detto no per vecchie ruggini.
«Falso. Mai sentito la Juve. Con Andrea Agnelli ho sempre avuto un ottimo rapporto, se avesse voluto mi avrebbe trovato».
Ma avrebbe allenato la Juve o quella ferita, due secondi posti e finale con insulti dalla curva, è ancora aperta?
«Per fortuna o purtroppo il tempo cancella tutto. La società mi tutelò fino a quando decise di cambiare. Al di là dell'astio di una parte della tifoseria, non ci sono mai stati problemi».
Hanno scelto Conte. È stato anche il capitano della sua Juve, sorpreso di ritrovarlo allenatore?
«Per nulla. Antonio appartiene al gruppo di giocatori con un talento medio, ma con grandi qualità tattiche. Altrimenti non avrebbe potuto giocare nella Juventus. In più sente quella maglia, è perfetto per trasmettere certi valori».
Aspettative e sangue bianconero: non rischia di bruciarsi?
«Ha fatto la gavetta giusta. E il cuore farà la differenza».
Quanto può aiutarlo un giocatore come Pirlo?
«Conosco Andrea come le mie tasche. Ha avuto qualche problema fisico la scorsa stagione, ma è tra i migliori al mondo».
E allora perché il Milan l'ha ceduto?
«Lui voleva un contratto più lungo a certe condizioni, il Milan non era disposto a farglielo. Un divorzio consensuale».
Di chi è l'affare?
«Della Juve che si è portata a casa un campione e di Pirlo che guadagnerà molti soldi».
Conte alla Juve, Luis Enrique alla Roma: impera il guardiolismo o sta cambiando generazione anche in Italia.
«Sbaglia strada chi è convinto di poter ripetere l'esperimento Guardiola lontano da Barcellona. Là funziona perché tutto parte dal settore giovanile. E hanno pazienza».
Tre giocatori che, se comprati, cambiano una squadra?
«Facile. Messi, Ronaldo... La verità è un'altra: oggi a fare la differenza è la fase difensiva degli attaccanti. Guardate quello che fa Rooney. O Messi, a disposizione degli altri».
A proposito: si può giocare meglio del Barcellona?
«No. Hanno una marcia in più rispetto a tutti».
Difesa e aggressività: è l'antidoto di Mourinho.
«Vero. Oppure bisogna aspettare. Il calcio è ciclico, un giorno anche il Barça perderà».