Aria nuova. Conte, Luis Enrique & Co. , cercasi idee in panchina

14/06/2011 12:16



Luis Enrique, il nuovo Guardiola. , il teorico del 4-2-4. Montella, l’innovatore. Sannino, il Mourinho di provincia. E’ lui, approdato al Siena, l’unico vero carneade. Tesser, già calciatore nell’Udinese di Zico, ha meritato la conferma dal Novara, avendolo appena portato in A dopo 55 anni, per giunta divertendo le folle. La novità in panchina non è esattamente sinonimo di programmazione. Anzi, lo stratega novello può servire a nascondere proprio l’assenza di strategia. Il mestiere è assai caduco.
Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie, per dirla alla Ungaretti, con la differenza che l’esonero può arrivare in qualunque stagione dell’anno: nello scorso campionato sono stati complessivamente 12 (inclusi quelli dei subentrati Beretta e Cosmi) e le dimissioni di Ranieri hanno portato

a 13 il numero dei generali rimasti senza stellette.
A proposito di stelle, l’assenza di Ranieri dalla lista dei 20 eletti mette in evidenza il dato in apparenza più incongruo: con , Delneri, Delio Rossi e Gasperini l’ex mister della Roma compone un pregiato quintetto di italiani rimasti alla finestra per ragioni economiche: non sono tecnici low-cost. Ma fa ugualmente effetto vederli fuori dai giochi.



Anche per questo è su Luis Enrique, l’unico straniero approdato in Italia, che si appunta la massima curiosità: i non pochi colleghi italiani disoccupati già storcono la bocca. Scelto dalla Roma per via dell’etichetta barcellonista, il demiurgo del B è atteso dall’improbo compito di esportare nel paese del tatticismo lo spettacolare gioco doc della casa madre. E’ accompagnato da una vasta aneddotica che ne attesta la piena adesione ai canoni della scuola guardiolana, improntata al possesso palla e a un fatto di rotazioni stordenti. Vi aggiunge un personale fanatismo per la dieta e per la preparazione atletica, da lui stesso sperimentata per correre alcune maratone. Luis Enrique ha sfrattato Montella, che promette altrettante innovazioni a Catania: gli allenamenti col gps sulla schiena per valutare velocità e movimenti tattici e la predilezione per l’offensivismo. Una fama analoga ha portato  dal Siena alla , dove teorizza la trasformazione del rigido 4-4-2 di Delneri in un modulo tutto d’attacco, con due esterni come Krasic e Quagliarella (o Vucinic) e due punte. Godrà dell’iniziale benevolenza dei tifosi, il che è un bel vantaggio rispetto al predecessore. Alla schiera dei nuovi profeti spera di potersi iscrivere Sannino, che col Varese ha sfiorato la sesta promozione di una carriera di periferia: a 54 anni viene descritto come una specie di Mourinho, per l’attenzione alla tattica e per le reazioni sanguigne. Quelle che in Grecia costarono il purgatorio mediatico a Malesani, già filosofo del calcio d’attacco a caccia di rilancio nel . Condivide l’occasione più grande con Pioli, che finalmente a Palermo non dovrà più adeguare le proprie idee alle necessità di una rosa ristretta: dovrà, tuttavia, adeguarsi a Zamparini. Ma giugno è ancora l’epoca dei sogni: d’oro, come la statuetta della panchina assegnata all’allenatore più bravo. E pazienza se qualcuno si sveglierà bruscamente.