01/06/2011 10:42
PIANGE IL TELEFONO - Gigi si dice pronto a recitare il suo ruolo di top-player bianconero, ma per la prima volta ammette di aver pensato anche di andare via. Roma e la Roma non erano un pour parler, anche se Buffon cerca di mascherare diplomaticamente la verità in questo modo, in bilico tra l'onestà di ammettere un cedimento e la necessità di ridimensionarlo: «Con Totti ci sentiamo spesso a telefono. E' normale che si parli di tutto, anche di certe possibilità. E' chiaro che la mia prima scelta era, è e sarà la Juve, soprattutto dopo che sono tornati certi presupposti. Ma con Francesco è vero che abbiamo 'parlicchiato' dell'ipotesi di un mio passaggio alla Roma. Invece resterò alla Juve».
PRESUPPOSTI - La ragione, dunque, è che sono stati ristabiliti i presupposti giusti. Nei suoi lunghi mesi dopo il ko mondiale, ma anche dopo il suo rientro, pareva che intorno a Gigi si fosse creata un'aria di scetticismo, culminata nelle recenti esternazioni di John Elkann ( «Buffon è un anno e mezzo che non gioca...» ). E lui? «Le critiche dei dirigenti si accettano. ma io sono e mi sento il solito, con tanto di autostima. Ho ripreso bene, ho superato le difficoltà del ritorno dopo un infortunio grave. Ho risposto bene anche in Nazionale, contro Germania e Slovenia. Poi certo, arrivi settimo, prendi gol e allora fai notizia, perché sei Buffon e devi fare la differenza. Ma non mi pare di aver fatto perdere alla Juve cinque partite di seguito. Mi dispiace solo di aver sbagliato contro il Milan. Comunque non mi sono mai sentito scaricato».
IMPAZIENZA - Non così è successo a Del Neri, bocciato dal management ma non da Gigi: «Paga uno per 22, che non ha colpe specifiche. Una persona leale, squisita, che sa allenare. Tutto questo non è bastato per la riconferma. E siamo arrivati all'ennesimo ribaltone tecnico. Tutta colpa dell'impazienza del nostro calcio. Altro che Barcellona». La nuova linea è super mercato e Antonio Conte. Spiega Buffon: «Lo ha detto Marotta, l'anno scorso servivano tanti giocatori, questa volta abbiamo solo il campionato. Bisognerà scegliere meno e bene. Poi toccherà a Conte. Non ho consigli da dare ad Antonio, che la Juve la conosce bene. Arriverà e saprà dove mettere le mani».