Cuoio e galera

03/06/2011 11:14

E al momento mi accontento di poter riabbracciare all’Olimpico Franco Baldini, l’uomo che combattè contro la cricca di Moggi. L’uomo su cui gli americani di Boston hanno ricostruito la Roma. Una squadra che si compra, ma che non si vende. Non vorrei scrivere uno di quei commenti pesanti, noiosi, pieni di retorica, di morale e impregnati tutti nell’etica dello sport. La vita di tutti i giorni con uno Stato che ti porta per mano a scommettere su tutto, a grattare tagliandi ogni giorno, a tentare la botta di culo e la scorciatoia milionaria, non è ricca di insegnamenti. Una società condotta a sognare il win for life da 6000 euro al mese per venti anni e che ha chiuso i cinema per sostituirli con le sale del bingo, ha un po’ di difficoltà a capire le parole di Cesare Prandelli sul fatto che "i soldi bisogna sudarseli". Son parole d’altri tempi, forse. Sono il rimprovero del vecchio nonno al nipote che non vuole lavorare nella stessa attività artigianale fatta di dolore alle mani e alzatacce. Ma qui non stiamo parlando di una vita grama. Stiamo parlando di domeniche da giganti all’ombra di cori e abbracci esaltanti. Che anche se diventate un ricordo hanno pur sempre lasciato tasche piene e vita agiata.

E tifosi anonimi disposti a sorriderti e salutarti al supermercato come davanti alla più bella delle dive cinematografiche. Stiamo parlando di un qualcosa che non è vendibile a nessun prezzo: l’amore dei tifosi. Bambini cresciuti sulla stessa poltroncina e ormai invecchiati sognando solo di poter strombazzare il clacson una notte d’estate urlando "Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi..". E se io fossi dell’Atalanta e dovessi passare tutta l’estate a tremare sapendo che potrei non risalire in serie A perché qualcuno ha rubato il mio cuore insieme al pallone, che farei? Cuoio e galera. Chiederei solo questo. Cuoio per le cinghiate in piazza e galera medioevale, dove scommettere sulla bronchite che arriva.