07/06/2011 10:44
IL ROMANISTA (B. DE VECCHI) -
«Allibita, sorpresa e infastidita». La Roma giallorossa, che mai è stata toccata da uno scandalo né in quello dell80, né in quello dell86 e nemmeno in Calciopoli cinque anni fa ieri si è ritrovata nelle parole del suo presidente uscente, Rosella Sensi. Allibita, sorpresa e infastidita, appunto.
La società è stata accostata allo scandalo del calcio scommesse in un articolo apparso su La Repubblica. Nel pezzo si dice che uno degli arrestati, lodontoiatra Marco Pirani, avrebbe fatto i nomi di Roma, Fiorentina, Genoa, Lecce e Cagliari quali club di Serie A coinvolti nelle combine. Ma in ambienti giudiziari viene spiegato che Pirani ha parlato per sentito dire allinterno dellorganizzazione. Lodontoiatra di Ancona non aveva notizie di prima mano e non ha saputo circostanziare le accuse, ha confermato nel pomeriggio lAnsa. Insomma, cè il rischio che sia stato sollevato tanto rumore per nulla. A margine della riunione della Lega di A, e dopo avere concordato le dichiarazioni con il deputy Ceo di Unicredit Paolo Fiorentino, Rosella Sensi ha assunto una posizione molto dura nei confronti di chi sta cercando di gettare la Roma in quello che, giustamente, definisce un calderone.
«Posso solo dire di essere infastidita ha spiegato la Sensi - perché è stata tirata in ballo anche la Roma in un articolo. La Roma è una società seria, sono allibita e sorpresa. Lascio fare agli inquirenti e a chi di dovere il loro mestiere, ma pregherei di non mettere tutti nel calderone. Ci vuole attenzione si è raccomandata la Sensi - soprattutto da parte dei media. Parlo da presidente ma soprattutto da presidente uscente, in questo momento. Nel futuro, la Roma farà tutto quello che potrà fare per difendersi. Ci vuole più attenzione perché è una cosa seria e lo dico da presidente e da tifosa. Sono veramente infastidita, questa è la parola giusta. E una pagina brutta del calcio perché non ci devono essere queste cose. Il calcio è bello vederlo giocare, è bello soprattutto per quello che rappresenta per i bambini e queste cose non ci dovrebbero essere. Bisogna esaminarle e toccarle con la massima cautela». Rosella Sensi ha criticato anche le conseguenze legali che la responsabilità oggettiva determina a carico delle società, che in casi come questo del calcioscommesse pagano per fatti dei propri tesserati: «E un argomento molto delicato. Personalmente non trovo corretto punire i club quando si tratta di responsabilità personali, per cui il famoso articolo 17 che viene sempre nominato dovrebbe essere corretto. E troppo facile dare la responsabilità solo alle società. Sicuramente i club devono controllare il comportamento dei tesserati, ma cè un limite oltre il quale non si può andare. Sono certa che istituzioni e magistrati ci e conseguenze legali che la responsabilità oggettiva determina a carico delle società, che in casi come questo del calcioscommesse pagano per fatti dei propri tesserati: «E un argomento molto delicato. Personalmente non trovo corretto punire i club quando si tratta di responsabilità personali, per cui il famoso articolo 17 che viene sempre nominato dovrebbe essere corretto. E troppo facile dare la responsabilità solo alle società. Sicuramente i club devono controllare il comportamento dei tesserati, ma cè un limite oltre il quale non si può andare. Sono certa che istituzioni e magistrati ci stiano già lavorando. Mi dispiace perché è unulteriore pagina brutta del calcio italiano che si rispecchia in Europa e nel mondo e che non avrei voluto vedere. Abbiamo degli aspetti bellissimi, mi permetto di nominare Totti, De Rossi e tanti altri».
Già, De Rossi. «Mi dispiace ha continuato Rosella Sensi - Daniele era veramente indignato e dispiaciuto, lo conosco bene e conosco la sua famiglia. Tutto quello che è Roma per me non va toccato. Sto sorridendo ma ho una grandissima rabbia per la delusione e il dispiacere che vengono dati ai tifosi ingiustamente. Preferirei parlare del bello, dei giovani che fanno parte del nostro vivaio, perché ce ne sono e tante. Se mi dà più fastidio per De Rossi o per la Roma? Dà fastidio quando si parla in modo improprio e sbagliato, perché la Roma è sempre stata una società seria e pulita». La Sensi ha ragione. Mai la Roma ha pagato per uno scandalo. Mai. Perché mai è stata coinvolta. Il primo è datato 1980 ed è legato proprio a un giro di scommesse clandestine. Il Milan e la Lazio, questultima coinvolta con cinque giocatori (Giordano, Wilson, Manfredonia, Cacciatori e Montesi) pagano con la retrocessione in Serie B. Sei anni dopo, il bubbone riesplode. Ancora una volta cè di mezzo la Lazio, che in primo grado viene retrocessa in C1. In appello la sentenza viene riformata: Serie B, ma con una penalizzazione di 9 punti. La Roma non viene coinvolta neanche nello schifo di Calciopoli, nel 2006. Gli inquirenti scoprono una ragnatela di poteri occulti che fanno capo allex dg della Juve, Luciano Moggi. Il sistema condiziona le designazioni e quindi pure i risultati. Le sentenze di appello mitigano parecchio le decisioni ben più severe adottate in primo grado (Lazio in B, per esempio): la Juve perde due scudetti, retrocede e viene penalizzata di 9 punti, Fiorentina, Milan e Lazio scontano 30 punti per la stagione 2005/06, ma restano in Serie A, seppur con delle penalizzazioni per quella successiva: rispettivamente 15, 8 e 3 punti. La Roma non cè. Non compare. Mai. Esattamente come per De Rossi, unaltra polpetta avvelenata, anche questa bolla mediatica pare destinata a sgonfiarsi presto. Il problema è che la Roma avrà comunque subito un danno di immagine. E stato gettato del fango in un momento delicato. La due proprietà, quella vecchia e quella nuova, ieri si sono parlate apposta. Si profila una difesa comune. Gli americani sono tranquilli e non saranno tollerati abusi, avvertono dalla vecchia e dalla nuova proprietà, da Unicredit e dagli americani. La Roma non si tocca.