27/08/2011 11:30
Uno scorcio, in cui la scommessa Luis Enrique finora è più persa che vinta. Ma che ha all'orizzonte ancora la possibilità di cambiare rotta. Almeno, si spera...
Alibi Per onestà di cose, va detto che Luis Enrique deve ancora fare i conti con una rosa largamente rimaneggiata, tra infortuni e mancanze di mercato. Non a caso, giovedì Sabatini si è preso tutte le colpe «Il tecnico sconta ritardi della società», un modo anche per proteggere il tecnico dalle furie delle piazza. Anche se, forse, l'allenatore sapendo il tipo di gioco su cui voleva puntare, poteva chiedere espressamente al club di concentrarsi subito su due centrocampisti la carenza più evidente in questo momento della sua Roma in grado di fare gioco e il famoso «giro palla».
Giovani Tra i meriti di Lucho, invece, c'è sicuramente quello di voler puntare sui giovani, da sempre uno dei temi «caldi» del calcio italiano. In questo, lo spagnolo ha avuto coraggio e nessuno può negarglielo, anzi. E se la Roma domani si troverà un tesoretto Caprari, Verre e Viviani in più in casa, parte del merito è anche suo. Ma i giovani vanno inseriti con criterio e lucidità, magari non tutti insieme. Ecco, se forse Luis Enrique avesse scelto di inserirli gradualmente e non tutti insieme in un contesto con maggiore esperienza, forse sarebbe stata la scelta più giusta.
Se alibi e meriti ci sono, gli errori strabordano. A cominciare dalla gestione del caso-Totti, ovviamente, una situazione che oltre che spaccare squadra ed ambiente, rischia di incidere in modo negativo sul progetto (basti pensare al merchandising). Luis Enrique dovrebbe capire che non tutti i giocatori sono uguali, per storia, tradizione e rendimento. E se accaparrarsi la fiducia dei giovani è facile, conquistarsi la stima dei senatori è un po' più complicato. Ma la vera sfida da vincere è questa.
Scelte Non c'è solo Totti, però, basti pensare alla situazione di Heinze, arrivato a Roma per coprire i buchi della difesa e relegato mestamente in panchina. Possibile che anche giovedì, dopo l'infortunio di Cicinho, il difensore argentino non fosse proprio utile? Esterno o centrale (con Cassetti spostato nel suo ruolo naturale), sicuramente una soluzione più affidabile di Rosi. Integralismo C'è un altro peccato nella coscienza di Luis Enrique, il suo integralismo tattico. È vero, il progetto nasce con il 4-3-3, ma se non ci sono i giocatori adatti al modulo, si può anche cambiare. Almeno finché la società non corre ai ripari e non trova le pedine giuste. Insomma, al di là del caso Borriello (prima costretto a fare l'esterno destro, poi messo sul mercato), forse il tecnico spagnolo dovrebbe cercare di capire meglio il materiale a sua disposizione (ieri ha parlato con la squadra solo 5 minuti, senza dare spiegazioni a nessuno), per poi modellarci addosso un modulo od un sistema. A meno che Sabatini non decida di prendergli Xavi o Iniesta. Ma in questo caso, forse, non servirebbe neanche Luis Enrique...