«Totti? Un gran lavoratore»

12/08/2011 10:06



Carpirgli qualcosa in conferenza stampa è quasi impossibile. L’asturiano prima ti guarda, poi ti scruta e quando intuisce che la domanda può essere giornalisticamente infida, finge di non capire e attende la traduzione dell’interprete. In realtà è un modo per prendere tempo e replicare la maggior parte delle volte senza realmente rispondere. Capita così che se il quesito è sul mercato, sorridendo ti rimanda a «Ualter» che poi non è altro che il ds . Se invece si prova a chiedere qualcosa sul possibile schieramento della Roma – anche in un’amichevole d’agosto – l’allenatore replica garbatamente che la formazione la deve dare prima alla squadra. Tuttavia Luis Enrique sa essere anche molto scaltro e diretto. Quando vuole, infatti, è bravissimo a lanciare messaggi mirati. Lo ha fatto il due agosto quando ad una semplice domanda – «A che punto è la Roma?» – ha invece risposto rimarcando come mancassero «ancora dei giocatori, non so dire quanti, ma qualcosa andrà certamente fatto per completare la rosa». Per carità, sempre con il sorriso sulle labbra, ma tanto è bastato il giorno seguente per fare in modo che il ds rilasciasse all’Ansa alcune dichiarazioni che sottolineavano la «perfetta sintonia fra la società e l’allenatore». Chissà se ieri, quella che per molti è stata una semplice battuta scherzosa - «Osvaldo o Nilmar? Li prendiamo tutti e due, così non ci sono problemi» - non nascondesse in realtà un’altra verità: per una squadra che vuole giocare con il modulo ed è impegnata in tre competizioni (campionato, coppa Italia ed Europa League) servono - oltre a , Bojan, Lamela e Borriello (in bilico) - altri due attaccanti. Del resto dal suo appello sul completamento della rosa, è trascorsa più di una settimana senza che all’orizzonte si siano palesati nuovi arrivi (l’acquisto di Stekelenburg, infatti, era stato confezionato in precedenza). E almeno per ora sembra che bisognerà aspettare ancora un po’: «Stiamo lavorando per raggiungere i giocatori che stiamo cercando ma non so se arriveranno in tempo per le prime partite di Europa League». Un’ammissione in piena regola. Meglio allora concentrarsi sul materiale a disposizione e così, nonostante gli spifferi provenienti da Trigoria lascino intendere come in determinati ruoli si stia cercando qualcosa di più funzionale al progetto spagnolo, ecco partire l’elogio sia di Borriello - «Non vedo problemi, conto su di lui al cento per cento» - che di Pizarro: «Per me può giocare da interno o da regista. Tiene troppo il pallone? Nessuno chiede a Iniesta quanto porta la palla, l’importante è avere il tempo giusto per il passaggio».



Contro il Valencia (ore 22), si inizierà capirà quanto la Roma ha iniziato ad assimilare i nuovi dettami tattici di Luis Enrique: «È un test probante contro un avversario forte, di livello top – spiega - Ma non mi interessa il risultato quanto vedere se stiamo migliorando sulle cose che proviamo in allenamento». Non ci sarà (out anche Greco, Juan e Brighi): «Mercoledì ha giocato 60 minuti ad un ritmo alto, preferisco faccia un lavoro diverso». Sarà invece l’occasione per ammirare il nuovo Stekelenburg, al debutto. Intanto, nell’attesa di completare l’organico, tra arrivi e partenze richieste dal tecnico («Credo bastino due giocatori per ruolo, massimo 26-27 elementi»), la Roma si gode Lamela, stella indiscussa dell’Argentina sub20: «Non sono preoccupato per il ritardo – garantisce - mi interessa che giochi bene, si senta importante e dimentichi il suo anno col River Plate». Preoccupava di più, semmai, la condizione dei campi a Trigoria: «Abbiamo trasmesso la nostra idea su come crediamo che debba essere il manto erboso e abbiamo iniziato i lavori sul campo B. La società sta facendo uno sforzo per fare sì che i giocatori si allenino nelle migliori condizioni. È importante che i campi stiano bene, anche all’Olimpico». Per vederlo dovrà attendere la seconda giornata di campionato, prevista l’undici settembre, che potrebbe anche essere la prima effettiva, qualora Tommasi e l’Aic replicassero quanto sta avvenendo in Spagna, con lo sciopero che paralizzerà le prime due giornate della Liga. Ipotesi che Luis Enrique, ora in Italia, non vuole nemmeno contemplare: «Ci creerebbe dei problemi. Spero si trovi una soluzione adeguata che metta d’accordo le due parti, sarebbe un peccato iniziare subito con una sosta forzata». E stavolta, nel spiegarlo, non serve nemmeno l’interprete.