29/09/2011 09:41
Soprattutto per quel suo essere aperto a tutto ciò che può rappresentare unopportunità per la nuova società, «senza preclusioni di sorta». Da autentico americano, insomma, che non conoscendo da vicino la nostra realtà, manifesta curiosità, interesse e voglia di conoscere e capire. Per far crescere, in modo (finalmente) manageriale, la creatura che ha tra le mani. «Lincontro di questa mattina (ieri, ndr) con Petrucci e Pagnozzi dice Viola rientra nella logica dellimpegno di DiBenedetto, che prima ancora di diventare presidente, ha incontrato il sindaco Alemanno per portare avanti il discorso dello stadio, attraverso cui passa il futuro di qualsiasi società sportiva, con tutte le implicazioni che questo comporta. Ma, siccome, per fare uno stadio di proprietà ci vogliono degli anni, lincontro con i dirigenti del Coni può essere stato propedeutico a questo discorso, per vedere se, non da oggi, ma magari da domani, è possibile creare una qualche sinergia che consenta alla Roma di avere maggiori opportunità: dai parcheggi al catering e agli spazi destinati alla commercializzazione. E giusto che si cerchi la collaborazione tra il Coni, proprietario e gestore dellimpianto, e le società che lo utilizzano. Perché limpianto, lo ricordo, è soprattutto della città e, quindi, a disposizione della comunità».
Nellincontro si è parlato anche di iniziative in favore di famiglie e disabili. E un discorso, quello sulla disabilità, che va fatto anche in prospettiva di Roma 2020, quando ci auguriamo che limpianto potrà ospitare le Olimpiadi. Voglio ricordare che, già qualche anno fa, il Coni Roma ha iniziato ad aprire lo stadio nella Festa dello sport nella scuola, con tre successive edizioni. Mi auguro che la Roma possa creare altre occasioni di incontro, non limitate al solo cacio, utilizzando proprio lo stadio Olimpico. Con la possibilità che, grazie alla nuova dirigenza, possa riprendere anche il discorso sulla polisportiva. Perché se cè un merito che riconosco a DiBenedetto è il bagaglio di esperienze che si porta dietro e, insieme, il non avere chiusure mentali, né barriere, né valutazioni preconcette. E proprio la sua apertura e la sua trasparenza, insieme alla bontà delle proposte, possono essere un elemento positivo, direi decisivo. A proposito del nuovo stadio: la società sembra orientata verso un giusto equilibrio tra impianto e infrastrutture che dovranno accompagnarne la costruzione.
DiBenedetto non è un proprietario terriero. Quindi non ha suoi terreni, qui. E non può essere tacciato di interessi personali, come poteva accadere per altri soggetti. Sarà quindi il Comune che, da garante istituzionale, dovrà indicare quale sarà la miglior zona per costruire limpianto. E così si sgombera il campo dalle solite alchimie romane. Poi, è giusto che lo stadio abbia le sue infrastrutture, ma senza diventare lalibi per speculazioni edilizie. E gli americani che arrivano in Italia, senza essere ingenui, vengono però da una cultura più corretta e trasparente, che non prevede alchimie, ma sa dare il giusto peso al rapporto tra verde e cemento. Che cosa pensa del trasferimento degli uffici in una zona più centrale, o nello stesso Foro Italico? A suo tempo, e parliamo di una Roma che era gestita come azienda familiare, scegliemmo di spostarci a Trigoria anche per unottimizzazione degli spazi. Oggi, trovo giusto che il centro sportivo sia soltanto un punto di riferimento per lattività tecnica. Mentre tutta la parte amministrativa, manageriale, del marketing e della comunicazione devono avere unaltra destinazione. E quale migliore soluzione del parco del Foro Italico, dovè il cuore sportivo della città? E mi piace aggiungere che anche questo aspetto, come altri, rappresenta non uno ma due passi in avanti nella gestione della Roma.