20/09/2011 10:23
Quattro gare, solo due reti segnate, una ogni due incontri. Il dato fa riflettere, perchè è dura vincere con mezzo gol a partita. Ma Lucho non si preoccupa.
Il suo Barça B, nella Segunda Division, lanno scorso ne fece 83. Il suo sistema di gioco è, dunque, più che affidabile. Prima o poi gli attaccanti, ne ha 8 e solo Lamela per ora non è sceso in campo, si sbloccheranno, non sta certo a guardare che gli unici ad aver fatto centro sono due centrocampisti, De Rossi, il più difensivo di tutti, e Perrotta, diventato terzino destro a San Siro sabato sera. Quindi, nel discorso del tecnico asturiano alla squadra, per rivisitare la gara contro lInter e muovere i primi passi verso quella di giovedì contro il Siena, il gol non è la priorità. Luis Enrique fa i complimenti al gruppo. Ma è anche incontentabile e avverte: «Va bene così. Seguitemi e le cose andranno sempre meglio. Cè da eliminare qualche errore: dobbiamo stare attenti dietro e soprattutto fare più pressing».
Adesso nel dibattito entrano anche le punte. Sono loro a dover esercitare la pressione sui portatori di palla. Da loro dipende tanto, probabilmente tutto. I giocatori seguono Lucho con attenzione e curiosità. Lui insiste su certi concetti. Li sta convincendo, giorno dopo giorno, nel percorso che presto non sarà più complicato. Lallenatore di Gijon, ormai in italiano, parla chiaro ai suoi interpreti. Potrà anche sembrare unutopia, ma davanti a lui tutti devono sentirsi uguali. Dello stesso livello, titolari. Del resto ha già utilizzato 26 calciatori in 4 partite, 22 titolari diversi (compreso Brighi, ceduto dopo lEuropa League): sono due squadre e siamo solo al via.
Il portiere è stato, finora, sempre Stekelenburg, ora costretto a lasciare momentaneamente il posto a Lobont per lentrata feroce di Lucio a Milano. Solo Burdisso, con lolandese, è partito dallinizio in tutte quattro le partite. Gli unici a non aver avuto spazio sono Curci, perché quando si è fatto male Stekelenburg in panchina cera Lobont, Juan e Lamela, essendo entrambi convalescenti.
Tutta la rosa è stata coinvolta, tenendo presente che Borriello, Lobont e il diciassettenne Verre, gli unici a non aver mai cominciato nessuno dei quattro match, sono stati tutte tre comunque utilizzati. Lampia rotazione è servita a Luis Enrique per avere il gruppo dalla sua parte. Per esigere partecipazione anche da chi credeva, sbagliando, di non far parte del progetto tecnico.
Lucho ha chiamato in causa giocatori che non sono stati in ritiro come Simplicio e Okaka, chi ha rifiutato un trasferimento (al Palermo) come Pizarro e chi era stato messo sul mercato dal club come Borriello. E anche i giovani Viviani, Caprari e Verre, da dieci giorni tornati con la Primavera di Alberto De Rossi. Il turn over va avanti. Anche se ogni scelta di Luis Enrique è mirata e pesata. Perché lui, e lo ripete quotidianamente alla squadra, decide seguendo il lavoro dei singoli a Trigoria. In campo e al video, come ha chiarito anche venerdì, in pubblico, prima di partire per Milano. Convocando 18-19 giocatori, non di più. E come se ogni volta stilasse una graduatoria di merito. Senza fare distinzioni. Ne sa qualcosa Bojan, voluto fortissimamente e lasciato in panchina a Milano. Lucho cambia. Non per stupire. Per coinvolgere. Così la Roma presto, come ha detto lui ieri al gruppo, farà gol.
Con Totti, alla seconda partita intera consecutiva e pronto a essere confermato con il Siena (poi magari uscirà domenica sera a Parma), con Borriello che giovedì per la prima volta potrebbe essere titolare e magari al posto del pupillo Osvaldo. E magari, in attesa di Lamela, di nuovo con Bojan, al quale vuole dare subito unaltra chance. Anche se togliere Borini, il più in forma delle punte, non sarà poi così semplice.