I fulmini di Zeman

11/10/2011 12:12

Zeman è sempre lo stesso, nonostante tutto. «Sì. Hanno fatto il possibile per rovinarmi la carriera e, almeno in parte, ci sono riusciti. Nei miei confronti c’è stato il veto, quello che mi ha impedito di allenare grandi squadre, come Inter e . Le intercettazioni hanno confermato che i sospetti che nutrivo corrispondevano a verità. In poche parole, me l’hanno fatta pagare».

Qualcuno sostiene che il suo modo di essere ”anti” le abbia creato troppi nemici. «Sono sempre stato pro-calcio, gli altri erano anti-qualcuno. Io dicevo solo quello che pensavo».

Non le manca la serie A, che l’ha vista protagonista? «Mi accontento della B. Basta un campo, una società e una squadra per fare calcio, in A spero di tornarci con il ».

Che mondo ha ritrovato? «I personaggi sono quasi sempre gli stessi, perciò è cambiato poco, mentre serviva un rinnovamento radicale».

Ci sono ancora troppe farmacie? «Pensiamo e speriamo siano diminuite. Ma non esiste certezza».

I critici le rimproverano di aver vinto belle battaglie, però mai una guerra. «Sono arrivato secondo e terzo in società che non erano certo abituate a vincere, portando tanta gente allo stadio. Una volta siamo finiti quinti con la Roma, però ci hanno tolto una ventina di punti. Per me sono stati comunque dei successi. Oggi, purtroppo, sono bravi quelli che si piazzano dodicesimi».

Ha perso anche 4 derby in una stagione: questo record negativo le è pesato? «A meno no, forse ai tifosi. Si è detto tanto dei derby persi e non del fatto che sono arrivato avanti alla Lazio in classifica. Dire che Zeman ha perso quattro volte consecutive fa notizia. E Reja allora?»

Pensa sempre che il derby sia una partita come le altre? «Certamente. Per un allenatore è così, per la gente no».

Cosa le piace di questa sfida? «Il pubblico e lo spettacolo, la partita meno perché solitamente è bruttina, domenica la guarderò in tv. E non mi piace l’attesa esasperata che condiziona i calciatori. La mattina di un derby vidi i calciatori bianchi in volto, alcuni erano stati minacciati in caso di sconfitta. Questo è troppo».

Chi stima di più come tecnico: Reja o Luis Enrique? «Nessuno dei due».

Entriamo nel dettaglio, cominciamo dal friulano. «Cambia troppo per i miei gusti».

Si dice che sia troppo antico nel gioco. «In trent’anni da carriera non ha mai lottato per grandi obiettivi, ci sarà pure un motivo».

E lo spagnolo innovatore? «Esagera nel possesso palla e, così facendo, tira poco in porta. E’ arrivato da qualche mese, sta effettuando delle prove ed è alla ricerca di certezze, deve imparare tanto».

Chi vincerà domenica sera? «Un pronostico è impossibile. Dico che la Lazio mi sembra più squadra e che si presenta meglio all’appuntamento, ma il pronostico resta comunque aperto. Conterà molto la voglia che avranno le squadre di aggiudicarsi la sfida».

Klose è la bella novità della Lazio. «Il tedesco ha una grande carriera alle spalle, gli ha fatto bene riposarsi un po’ lo scorso anno».

E'' Osvaldo la novità della Roma. «L’ho scoperto io, lo conosco bene. Lo vidi giocare in una gara Primavera fra Brescia e Atalanta e chiesi al Lecce di acquistarlo. Con me ha esordito, è un calciatore fisico e di buona tecnica. Aveva limiti caratteriali perché litigava con arbitro e avversari. Una volta prese quattro turni di : se ben guidato, farà bene».

Chi è stato il calciatore migliore che ha allenato? «».

C’è chi sostiene sia agli sgoccioli. «Chi lo dice non conosce le risorse di questo campione».

Qual è stato il calciatore che usciva, più di tutti, fuori dai suoi schemi tattici. «Gascoigne. Mi dispiace averlo allenato per poco tempo, aveva qualità straordinarie».

È vero che litigava spesso con Boksic? «Quando Alen torna a Roma, ci vediamo sempre. Boksic aveva grandi mezzi, ma non era continuo. Eppoi ogni singolo deve mettere il suo talento al servizio della squadra».

Qual è il più grande rimpianto della carriera? «Non essere andato al Real Madrid. Allenavo alla Roma e sembrava che la trattativa potesse concretizzarsi, invece saltò tutto».

Fu il primo a scommettere su Giovinco. «Lo vidi al Flaminio, in un torneo intitolato a Padre Pio. Mi colpirono le qualità di questo ragazzo, però i grandi osservatori dicevano che era troppo piccolo». Su chi è pronto a scommettere ancora? «Su Insigne e Gabbiadini».