02/10/2011 12:12
La prima vittoria allOlimpico arriva alla partita n. 7 ed è anche la seconda consecutiva in assoluto dopo Parma: 6 punti in 7 giorni cambiano la vita. Per arrivarci la Roma si è data una mossa, nel senso che ha limitato il titic-titoc che tanto faceva discutere, per sbarcellonizzarsi un po e cercare il gol in maniera più tradizionale e concreta. Non è un rinnegare la filosofia del possesso palla (stavolta i numeri parlano di appena 5 secondi di possesso in più e dunque perfetta parità: 50% Roma, 50% Atalanta), ma la constatazione che anche chi vuol fare calcio con le migliori intenzioni, in Italia qualche compromesso deve sempre trovarlo. Soprattutto se affronti lAtalanta, che ha giocatori pericolosi come Denis, per cui nessuno è disposto a perdonare ghirigori di troppo. Con Slovan, Cagliari, Inter, Siena il gioco della Roma non aveva mai fatto male, ora che tiene meno il pallone tra i piedi sì. La vittoria è stata addirittura abbondante: mai la Roma era riuscita a segnare più di un gol, mai soprattutto nel primo tempo aveva mostrato un gioco di questo livello. Velocità, dominio del campo, tiri, assist profondi e verticali invece di gioco lento e orizzontale. E soprattutto un Bojan liberato dal peso delletichetta blaugrana (bel gol, controllo di destro e tiro di sinistro) e un Osvaldo (terza rete) degno dei tanti milioni investiti. Sono stati i due attaccanti provenienti dal calcio spagnolo a indirizzare la partita, per quanto sia stata poi riaperta nel secondo tempo da Denis e richiusa infine da Simplicio, una delle tante sorprese di Luis. Si è visto soprattutto un Totti trequartista che gioca bene per gli altri e meno per se stesso: nessun fischio al cambio con Pizarro.
E stato lui a chiederlo per un risentimento muscolare alla coscia destra (nulla di grave). Per poco non ha fatto gol addirittura su corner, ma gli è mancato di mettere almeno il piede in uno dei gol: lassist per Bojan lo ha fatto De Rossi, quello per Osvaldo Rosi, e quello per Simplicio, Pjanic. «Questo è il calcio che vogliamo» sorride Luis Enrique.