Milan spietato, per lo scudetto c'è. La Roma gioca più palloni ma cade ancora

30/10/2011 10:39



Eppure è stato un Milan al 50% delle sue potenzialità. Più sornione che convincente. Bravo nel primo tempo quando la Roma ha giocato sottoritmo, molto meno nella ripresa quando i giallorossi hanno alzato le cadenze e c'è voluto il miglior Abbiati della stagione per salvare la sua porta e il risultato. La vera differenza non l'ha fatta un gioco migliore (la Roma ha tenuto più il pallone e fatto quasi il doppio dei tiri), ma la concentrazione di saper giocare i momenti importanti.



Ibrahimovic è stato letale con due colpi di testa, Aquilani chirurgico con due assist, Abbiati semplicemente il migliore perché sul 2-1 ha salvato un tiro di Osvaldo che tutti avevano già visto in fondo al sacco. Anche Cassano, entrato dalla panchina, ha dato un contributo importante. È bastato questo per fare il filotto della settimana e per surrogare due fantasmi in campo: Boateng e Robinho. Il ghanese, formidabile a Lecce, ieri non è pervenuto all'Olimpico. Si è visto per una cosa, l'espulsione, quando, per fortuna di Allegri, era appena uscito dal campo sostituito da Emanuelson: ha pensato bene di insultare il guardalinee.



La Roma ha pagato carissime alcune distrazioni difensive da abc del calcio. Sul primo gol hanno dormito José Angel, che ha lasciato crossare Aquilani, e soprattutto Juan, che ha lasciato saltare Ibra indisturbato. Sul secondo Cassetti si è dimenticato Nesta. Sul terzo tutti si sono dimenticati tutti.



Il punto chiave della partita è stato proprio quello a cavallo della mezzora del primo tempo. Burdisso aveva pareggiato al 28', liberandosi con grande energia di Zambrotta su corner battuto da , ma sono bastati due minuti perché Nesta potesse segnare il 2-1 «come fosse stato un allenamento», ha chiosato
Luis Enrique.



Per il Milan e per la Roma ci sono due importanti lavori da portare a termine. Il Milan deve crescere sul piano del gioco per puntare davvero in alto in campionato e in Europa. Non troverà tante squadre distratte come la Roma. Luis Enrique, invece, ha una sola via: affidarsi il più possibile ai giovani e tagliare con la Roma del passato. Il mix non funziona. L'impressione è che alcuni giocatori, come Juan e Cassetti, siano fuori dal gruppo. Il primo non riesce a giocare più di 50', il secondo ha perso fiducia. Non è un caso che Luis Enrique, nel dopo gara, abbia parlato bene di e Lamela. Due giovanissimi. O fa la rivoluzione davvero o sarà il suo fallimento.