Nodo De Rossi: "Il contratto andava rinnovato prima"

06/10/2011 10:39

Niente ultimatum - «Girano cifre inesatte — dice —. Ora siamo in una fase di stallo. Sono convinto che arriveremo ad un accordo che accontenti tutti. Escludere l'addio a parametro zero? Vediamo che succede. Parlo sempre coi dirigenti, ma per ora non c'è né sulla parte fissa né sulla variabile. Per il rapporto che ho con la à non pongo scadenze né ultimatum, ma il contratto andava rinnovato prima». La postilla però c'è tutta.

«In Italia ci sono 2-3 squadre che mi piacciono per storia e ambiente, faccio l'esempio del dove non potrei mai andare, ma non giocherò mai in nessun altro club del nostro campionato. Spero di restare 5 anni qui (a Roma, ndr) e poi fare un'esperienza lontano: America, Cina, Giappone, Australia. Ibra? È bello fermarsi quando si è al top, meglio essere rimpianti che sopportati. La voglia c'è sempre, anche se rispetto a prima ci metto un po' di più a carburare quando vado ad allenarmi».

Rivincita - «È un buon periodo, gioco meglio, ma non c'entra la mia vita sentimentale (è legato all'attrice Sarah Felberbaum, ndr): era serena anche quando l'anno scorso davo le gomitate in Ucraina o venivo espulso a Bari. Solo che quest'estate mi sono operato a un orecchio, non potevo andare al mare e così mi sono allenato per conto mio. L'anno scorso non sentivo tanta fiducia nei miei confronti».

- Il nuovo progetto, poi, gli piace. «Parlare del fa male a chiunque. Ci sono delle similitudini fra Prandelli e Luis Enrique, entrambi cercano il palleggio ed il bel gioco. Io sto più indietro nella Roma, ma non è un problema. Mi sento centrocampista, ma un giorno potrei fare il difensore e così allungarmi la carriera. La nuova società? Sta lavorando da pochissimo. Fino a due partite fa per qualcuno eravamo da retrocessione, ora invece il vertice è lì: continuiamo e vediamo che succede. Con i Sensi stavamo da dio, parlavano più col cuore che col portafoglio, ma può essere stato un bene cambiare. DiBenedetto ha buone idee per lo stadio, il merchandising e conosce il calcio più di molti dirigenti». Coriandoli sul resto («Cerci è diventato un uomo e un campione, Osvaldo è da Nazionale, non tornerebbe per una sola partita») e titoli di coda sul derby: «Meglio prepararlo giocando in Nazionale, così si sente meno la tensione». Ma tranquilli, quella salirà lo stesso.