10/11/2011 09:15
Boom Interventi decisivi già nel debutto stagionale a Genova, poi parate spettacolari a Palermo, infine la prestazione super di Cesena: così, il portiere nato ad Alatri, 30 anni domani, si è preso il Lecce, dove era arrivato dopo il fallimento del Perugia, nell'estate 2010. Cuore romanista sin da bambino, Max già si prepara a vivere emozioni speciali nella culla di quel tifoso che prendeva a modello Konsel.
All'improvviso, protagonista. Nelle ultime 5 gare, finalmente numero uno. Massimiliano Benassi, 30 anni domani, da quanto sognava la serie A?
«Da sempre. Sin da bambino, nel mio paese, Trivigliano in provincia di Frosinone, ndr, 1.400 anime, mi misero in porta, perché ero il più piccino di statura. Sull'asfalto ho fatto i primi tuffi per parare, con i sampietrini messi come pali. Da allora, ho sempre sperato di arrivare un giorno in A. E ci ho creduto anche quando tanti mi scoraggiavano perché sono bassino».
A 30 anni ha trovato la serie A. Sino ad aprile 2010 era ancora in Prima divisione, a Perugia.
«Meglio tardi che mai! E se il Lecce mi ha preso non può essere stata solo una questione di procuratori, visto che ho lo stesso da oltre un decennio. Volete sapere l'ultima? A Genova, nel mio esordio, l'arbitro cercava il portiere, per il riconoscimento. Non si convinceva che potevo essere io: "eccomi, anche se sono basso", così gli ho tolto i dubbi».
Recuperato Julio Sergio, a Cesena ha giocato per scelta tecnica. Reazioni del brasiliano ?
«Nulla di particolare. Tra portieri, non è facile creare un rapporto; eppure, con Rosati siamo diventati subito veri amici. E, dopo la partita col Genoa, Antonio è stato il primo a inviarmi un sms per complimentarsi».
Che effetto le farà sfidare da tifoso in campo, la sua Roma.
«Non mi sembra vero, se solo penso che 12 anni fa giocavo in serie D, a San Gimignano, e all'ingresso dell'impianto c'era scritto "campo sportivo", e non stadio. Andavo all'Olimpico già da ragazzino, il cuore batteva forte per la Roma: c'ero anche il giorno della conquista dello scudetto, nel 2001, con mister Di Francesco che era in panchina. Pagai il biglietto 400 euro, non se ne trovavano più. Il mio portiere preferito della Roma? Konsel, mi piaceva tantissimo: amava uscire, anche perché con Zeman proprio gli toccava. A Roma, l'anno scorso, già mi emozionai solo per aver aiutato Rosati, con qualche tiro, durante il riscaldamento. Figuriamoci quanto sognerò all'Olimpico. Voglio, però, battere la Roma, a tutti i costi. La salvezza del Lecce passa anche da lì».