Dalla Bosnia in giallorosso l’avventura di Pjanic “diamante grezzo” del calcio

23/11/2011 08:46

Non era tardi, però, per cambiare idea. E allora Roma: «This must be the place», come la pellicola con Sean Penn, uno dei suoi attori preferiti.



Il cinema, insieme ai viaggi, è la sua grande passione, anche se in Italia ha scelto di rinunciarvi, per ora. Colpa della lingua, a cui però sta lavorando, «e non è poi troppo difficile». Lo è ancora meno se parli bosniaco e croato, ma anche lussemburghese, tedesco, francese. Cinque lingue, una ricchezza culturale ereditata da una vita con la valigia. Ad un anno appena, la fuga dalla guerra in Bosnia con la famiglia — bosniaci musulmani — verso il Lussemburgo: lì, mentre mamma Fatima lavora anche di notte per portare i soldi a casa, il piccolo Mira” segue papà Fahrudin — giocatore non eccelso — sui campi di calcio.

Una passione che a lungo resterà “un piacere”, da coltivare in strada con gli amici. Poi a 10 anni, la prima squadra, lo Schifflange. Meno di 4 stagioni e lo scout De Taddeo convince il Metz a prenderlo: «È un diamante grezzo».

A brillare inizia a 17 anni, 12 mesi dopo sarà già nel Lione campione di Francia. Dove incontrerà Juninho: una folgorazione, dopo quella per Zidane alla tv. «Mi aiuti a provare le punizioni?»: l’invito dello specialista “Juni” diventa lezione, impara in fretta, calcia come lui, lo sfida. Quando il brasiliano va via, ne eredita anche la maglia. Ma prima, telefona al maestro: «Posso prenderla?».

Questione di rispetto, lo stesso che ha oggi per : «
Ma come, è lui che fa i complimenti a me?», il suo pensiero ascoltando una conferenza del capitano, di cui ha anche voluto la registrazione.



In attesa di poterlo ringraziare in romanesco, chiacchiera in tedesco con Kjaer, Juan e Stekelenburg. Poca vita mondana, giusto qualche cena fuori per un piatto di pasta, scoperta che lo ha conquistato. Sughi leggeri, pesce o verdure. Nella sua nuova casa a 15 minuti da Ostia, dove vive con la fidanzata Josepha, si mangia francese. E, soprattutto, si gioca: playstation e poker con gli amici, ma soltanto vis-à-vis: «Non gioco online, voglio guardare l’avversario negli occhi». Più delle carte, ama le auto: per raggiungere Trigoria e i centri commerciali dove perde ore per lo shopping, ha acquistato una Mini. Un vezzo, rispetto all’adorazione per la Maserati comprata in Francia: l’aveva affidata ai genitori in Lussemburgo, ha mandato un amico a recuperarla. Il ragazzo con la valigia ha trovato casa.