15/11/2011 09:09
A Riscone è stato il primo a parlare con entusiasmo di Luis Enrique. La pensa ancora così?
«Sicuramente quel pensiero positivo che avevamo in ritiro è stato confermato: è un progetto affascinante, però deve essere rafforzato dai risultati. Altrimenti il famoso progetto si sgretola».
Vi sentite ancora in un cantiere?
«Il gioco rispetto alle prime partite è migliorato, però lo ripeto: per portarlo avanti bisogna vincere le partite».
E si può fare con il calcio di Luis Enrique?
«È possibile attraverso il lavoro quotidiano, tanto lavoro. Dobbiamo crescere ancora molto per riuscire a vincere giocando in questo modo».
La preparazione vi soddisfa?
«La squadra fisicamente sta bene e corre fino al novantesimo. A differenza del passato ci alleniamo molto con il pallone e con intensità. La palestra è soggettiva, ognuno si gestisce in base alle proprie esigenze».
A San Siro ha debuttato da terzino. Lallenatore laveva avvertita per tempo?
«No, lui un giorno mi aveva solo accennato che era sua intenzione schierarmi in alcune partite anche da terzino, io pensavo che scherzasse E invece a Milano mi ha messo lì e non mi ha detto nulla di particolare».
Come si trova?
«Ormai ho già giocato tre partite in quel ruolo. È diverso, diciamo che non mi dispiace e se lo devo fare lo faccio».
Ma si può dire che in questa Roma non esistono i terzini?
«È vero, gli spagnoli li considerano degli esterni anche se nelle ultime nostre partite non è stato più così. Allinizio della stagione i terzini erano sulla linea dei centrocampisti già quando lazione iniziava dal portiere, adesso invece in fase di ripartenza siamo, anzi, sono un po più bassi».
Quindi si può dire che l allenatore ha modificato qualcosa?
«Sì, ma solo leggermente».
Avete problemi di comunicazione con lui?
«No, parla bene italiano e si fa capire anche se quando si incazza fa un mix di spagnolo, catalano e asturiano. Poi cè Claudio, il traduttore, che ci spiega cosa sta dicendo con toni un po più soft e diciamo che non è proprio la stessa cosa ».
Il mental coach?
«Tonin è una brava persona ma non lho mai visto fare delle cose particolari. Magari con altri più giovani è intervenuto e li ha chiusi dentro una stanza buia Scherzi a parte: è utile, non so se per fare il mental coach, ma è comunque gradito a tutto il gruppo».
Quanto è forte questa Roma?
«Potrebbe diventare forte forte, potrebbe Ci sono dei giovani con qualità importanti e facendoli crescere bene potrebbero diventare fenomenali».
Uno in particolare?
«Pjanic forse è il più pronto per giocare. Anche Lamela ha dei numeri importanti».
Per voi anziani è diventata dura?
«No, siete più voi che ci ricordate letà, noi ci alleniamo e giochiamo come sempre. Personalmente mi sento bene esattamente come quattro o cinque anni fa».
La Roma di quest anno ha un obiettivo?
«Non vorrei vivere questo campionato così, tanto per giocarlo. Mi piacerebbe essere protagonista fino alla fine. Questo non significa vincere lo scudetto ma cercare di restare aggrappati al gruppo di testa fino in fondo. Facciamo ancora in tempo».
Il gruppo com è?
«Fino allanno scorso cera una squadra che condivideva lo spogliatoio da tanti anni e si era creata una certa confidenza anche fuori da Trigoria. Ora è cambiato tantissimo ma piano piano si sta costituendo una solidità. Ci sono alcuni che ancora non parlano litaliano e questo li limita: se devo andare a cena con un ragazzo che non conosce la lingua cosa gli dico?».
Siete troppi?
«Per noi non è un problema, forse per lallenatore che deve scegliere sì. Dal nostro punto di vista è chiaro che vorremmo giocare sempre: se mi accadesse il contrario vorrebbe dire che sono finito. Però nessuno finora ha fatto casino per unesclusione, mi è capitato di stare in panchina e ho visto sempre compagni coinvolti nella partita».
Preferirebbe sapere in anticipo se gioca?
«Luis Enrique vuole tenerci tutti sul filo, alcuni questa cosa la soffrono, altri come me no. Comunque non si capisce niente. È successo in passato che altri allenatori non mi dicessero prima della partita se sarei stato titolare ma dallallenamento lo intuivo. Con lui no: quando ci comunica la formazione è veramente una sorpresa per tutti».
La Lazio capolista dà fastidio?
«Sono in due lassù e io preferisco guardare lUdinese... Battute a parte, stanno facendo bene e hanno scelto la strada opposta alla nostra, alla fine vedremo quale sarà la più produttiva».
Che aria si respira a Trigoria?
«Si respira la voglia di creare qualcosa di solido che possa durare negli anni».
Perrotta ci sarà ancora?
«Ho il contratto in scadenza con unopzione di rinnovo per un altro anno in base alle presenze e ai minuti. È un calcolo strano, ma posso dire che ci siamo quasi (in realtà deve giocare la metà delle gare ufficiali, ndr). La mia speranza è chiudere qui la carriera».
Per vincere?
«Mi manca un trofeo importante e questo è il rammarico che noi vecchi ci portiamo dentro. La nostra sfortuna è stata di aver trovato sulla strada unInter più forte di noi, altrimenti avremmo vinto un paio di scudetti. Uno ce lo siamo giocati e siamo andati a perdere la partita in cui abbiamo fatto meglio durante lanno. Come piace dire a me: il destino è bastarda. Scrivilo