27/12/2011 09:59
Hanno dovuto faticare i dirigenti della Roma per convincerlo a presentarsi in conferenza stampa prima di ogni partita: «A che serve parlare se non si è giocato?». Nessuna concessione, invece, sui comportamenti. Non ne ha fatte imponendo alla squadra, romani inclusi, di rinunciare alla pasta allamatriciana: troppo grassa. Dal giorno del suo arrivo, dal bar interno di Trigoria sono spariti persino cornetti, fagottini ripieni e croissant, specialità della casa con cui i giocatori si rifocillavano dopo gli allenamenti. Al loro posto, mini confezioni di biscotti senza grassi. Niente deroghe, soprattutto nel codice etico introdotto da Luis a Roma: Rispetto, Partecipazione, Lealtà, i precetti della sua rivoluzione, quasi una riedizione del motto Liberté, Égalité, Fraternité. Chi avesse dubbi sullapplicazione, può chiedere a Osvaldo: «Se mi privo di un giocatore fondamentale per punirlo, nessuno si sentirà autorizzato a sbagliare», il pensiero confidato telefonicamente dallallenatore a Baldini per chiedergli di avallare lesclusione dellargentino.
Eccezioni al decalogo non ne fa neanche per sé stesso. La scelta della casa in zona Olgiata a 40 Km da Trigoria, lo ha costretto spesso ad anticipare la sveglia alle 6, pur di non arrivare in ritardo: un po di corsa sotto casa, i figli accompagnati a scuola listituto internazionale St. Georges School, sulla Cassia unora a sudare in palestra. Poi, 45 minuti di raccordo per essere a Trigoria con unora e mezza due di anticipo rispetto alla squadra e preparare sul proprio I-Pad gli allenamenti insieme allo staff. Con cui, al termine della seduta, si ferma un paio dore a rivedere il video del lavoro svolto e valutare i dati del monitoraggio telemetrico su fatica, resistenza, velocità. Del suo gruppo di lavoro si fida al punto che a volte sono, dalla piccionaia dellOlimpico, il preparatore Cabanellas e il tattico Lopez (commentatore tv in Spagna) a suggerirgli una sostituzione. Chi non conosce Luis Enrique, potrebbe definirlo scaramantico: «In realtà è solo metodico, rituale». E di un rituale si è innamorato: quellurlo che la squadra fa da anni negli spogliatoi prima di ogni gara, simile in tutto per tutto a un rito della sua terra. «Coinvolgiamo i tifosi»: così ha convinto il gruppo a spostare il rito sul campo. A conquistarli, aveva impiegato anche meno.