Memoria a strisce sotto quel bel ciuffo

12/12/2011 10:14

De Canio, cliente Gea come , lo impose come suo vice a Siena salvo perderlo come collaboratore solo l’anno successivo quando l’ex capitano della colse al volo l’occasione di provare le proprie capacità in serie B sulla panchina dell’Arezzo. L’impatto con il nuovo ruolo fu duro e dopo pochi mesi la dirigenza aretina decise che per salvarsi non era possibile adottare un modulo spericolato come il 4-2-4 che era l’orgoglioso marchio di fabbrica di e lo esonerò. Chissà se in quei mesi di inattività a cavallo del 2007 avrà pensato alle sue bellicose dichiarazioni d’intenti nella sua prima intervista da mister. «Un giorno allenerò la – dichiarò con presunzione - Il problema non è se, ma quando accadrà. Non ho alcun dubbio che ci arriverò, è solo una questione di tempo». Mesi dopo ebbe la sua seconda occasione, richiamato d’urgenza dall’Arezzo per evitare una retrocessione che sembrava inevitabile. Con un incredibile filotto di vittorie la salvezza era ad un passo. Ma proprio la sua  lo tradì andando a perdere una partita che se la squadra bianconera non fosse già stata spedita in B per Calciopoli si sarebbe potuta tranquillamente definire da Ufficio Inchieste. Sconfitta in casa 2-3 con lo Spezia, avversario diretto dell’Arezzo di che quel giorno, retrocedendo in C, pronunciò parole di fuoco contro la sua ex squadra. Quattro anni dopo sono stati i tifosi bianconeri a fare uso della memoria selettiva usata dall’ex capitano davanti a Guariniello, imponendo la scelta di come nuovo allenatore a suon di cori e striscioni. Archiviati il troppo romano Ranieri, l’acerbo Ferrara e il velleitario Delneri, parve alla folla l’unica soluzione per riassaporare la sicumera e l’antipatia della di Lippi, magari senza doping.

D’altronde l’ex capitano, con i suoi nuovi capelli da 10mila dollari, aveva inanellato due promozioni consecutive in A con Bari e Siena, facendo dimenticare in fretta il fallimento a Bergamo in un’Atalanta troppo condizionata dagli umori del riottoso Capitan Doni. Emulo di Mourinho per atteggiamento tattico e modo di porsi di fronte al gruppo, l’allenatore salentino non ha mai rinunciato al suo 4-2-4 convincendo Marotta a mettergli a disposizione uno sproposito di ali che alterna nell’undici titolare e che spesso, proprio come faceva il tanto vituperato Delneri, ama invertire durante la partita. La sua , unica squadra imbattuta del torneo, sembra aver trovato un equilibrio senza Del Piero, ormai retrocesso a Non Giocatore, con la regia sapiente del ringiovanito Pirlo e gli inserimenti in zona gol di Marchisio, sempre più sosia di Marco Tardelli. Lo schieramento tattico assomiglia ormai al classico 4-4-2 con gli esterni bassi bloccati che farebbero venire
l’orticaria a Luis Enrique. L’asturiano gli invidia semmai la grinta che riesce a trasmettere alla sua squadra e che rende meno visibili le crepe di una difesa non impenetrabile, con Barzagli a recitare l’inatteso ruolo di leader e un Chiellini mai visto così giù di corda. Mancherà Vucinic per infortunio ed è una bella notizia sia per chi tra i tifosi romanisti non ama veder indossare a un proprio beniamino la maglia bianconera, sia per quelli che temono la legge dell’ex, sempre puntuale quando si tratta di colori giallorossi. Dovrebbe sostituirlo Giaccherini, con Estigarribia a contendere il posto ad un certo Del Piero. Visto lo score di quest’ultimo con la Roma, speriamo che ad stavolta venga in mente l’Idea Meravigliosa di scegliere gli undici sbagliati. Hai visto mai...