01/12/2011 09:25
Nientaltro da aggiungere. Almeno adesso. Perché in realtà Osvaldo vorrebbe dire che domenica a Firenze ci andrebbe anche a piedi. E se da una parte ha apprezzato il comportamento dei compagni (giovani e senatori, italiani e stranieri con Lamela in testa) che si sono spesi in prima persona con Luis Enrique per farlo quantomeno allenare con il gruppo, dallaltra ha rispettato la scelta dellallenatore avallata dalla società e ha accettato multa e provvedimento disciplinare senza aprire bocca. Le regole volute da Luis Enrique, che gli ha parlato in prima persona della sua decisione, e dal suo staff in questo senso sono sempre state chiarissime, anche se ieri - a Trigoria e dintorni - cera chi diceva che il tecnico sarebbe stato persino disposto a ripensarci. Al momento non è previsto. E molto difficilmente succederà. Osvaldo, la cui assenza (unita a quella di Borriello e Borini) complica i piani della Roma in attacco, tornerà a disposizione per la partita contro la Juventus del 12 dicembre e non è difficile immaginare con quale stato danimo.
La speranza è che trasformi la delusione in rabbia positiva perché, e non è certo una novità, la Roma ha bisogno anche dei suoi gol. Così come ha bisogno anche di un gruppo unito, come si è visto martedì sera quando la squadra si è ritrovata a cena. Cerano praticamente tutti: cerano Osvaldo e Lamela, cera Totti, cerano quei giocatori che il campo lo vedono ormai da tempo col binocolo, tipo Barusso e Okaka, e chi invece ci starà lontano per parecchi mesi. È il caso, e magari non è neanche il caso di sottolinearlo, di Nicolas Burdisso, arrivato al ristorante coi compagni (e con le stampelle) e che ieri è stato contattato telefonicamente da alcuni dirigenti che lo hanno voluto ringraziare per la sua presenza. «È la prova - la convinzione a Trigoria - che questo è un grande gruppo, unito».