Che questa Roma è una squadra, un gruppo. Che sei Roma. Roma, Roma. Torni a essere un inno anche in campo. Lo è stata tanto stanotte. Romanista. Rossa. Cattiva. Spavalda. Umile. Affamata dallinizio alla fine, con le unghie che uscivano fuori dagli scarpini di
Heinze, con
Lamela che ha giocato da Furino e che ha provato a spaccare la partita due volte (con lassolo dallArgentina al passaggio per Totti) e con il rigore preso per tutti e per Totti. Furino e Kakà, Lamela. E non è stato per niente il migliore. Con
Taddei che è un esempio non solo per i ragazzini, per chi si sente mobbizzato, escluso o emarginato, ma anche per quelli che dicevano che Luis Enrique non sa guardarsi intorno e scoprire altre risorse. Oasi. Taddei da questo punto di vista è un miraggio, da questo punto di vista Taddei è di Luis Enrique più di quanto lo sia uno suo per definizione come
José Angel (meglio persino lui). Con
De Rossi che è stato tutto. Dovunque. Davanti e dietro, dallest allovest: la vera unificazione dopo il muro:
DDR è stato Beckenbauer. Lo spread fra se stesso e tutti gli altri. Il sacrificio sognato da Monti. Lui mare. E stato un faro in campo, lui che contro la Juve aveva segnato nellultima partita di Spalletti. Il gol della bandiera e un gol da bandiera. Ha rischiato di esserla pure per Luis Enrique lultima partita, almeno per tanti, almeno per quei gufi che svolazzano basso attorno al Colosseo.
Sattaccano oggi. E channo pure qualche pensiero in più da ieri. Esti...garribia. La grandezza di questa partita è anche in questa considerazione, nel guardare quello che avevi al fianco: un burrone. La fine. Questa squadra ha dimostrato di essere squadra proprio perché aveva loccasione di far vincere gli alibi, le insicurezze, le ripicche, le rassegnazioni, le meschinerie, gli egoismi, e invece contro i primissimi e gli invincibili ha scelto di essere Roma. Almeno di provare a essere Roma. Cioè la cosa più grande. Di finire
sotto la Sud,
curva senza fiato, rimasta con lurlo mozzato al rigore sbagliato di Francesco Totti. Oh capitano mio capitano, soprattutto adesso. Volto di una Roma che ha preso schiaffi e sberleffi e che nella serata più difficile e dura sè ritrovata a testa alta, uscita dal tunnel non solo dello spogliatoio a riveder le stelle. Lui cè stato, comunque. Lì come sempre. Lui più di chiunque altro ti ha lasciato quello strano rimpianto e quella rabbia piena di speranza. Quel sentimento che dimmi cosè e che è talmento bello che non lo sai mai dire