18/02/2012 09:53
La decisione di Borini di rimettersi in gioco a Roma, fatta più o meno in tre o quattro minuti mentre era in treno per raggiungere lUnder 21, non ha sorpreso in alcun modo chi gli è accanto e che conosce la determinazione e la cocciutaggine di questo ventunenne che Carlo Ancelotti ha definito "il rompiscatole". Uno che ama giocare, che affronta le cose di petto, che non si tira mai indietro, che chiede continuamente consigli e spiegazioni: lo faceva a Londra con lo stesso Ancelotti e Drogba, lo fa anche adesso a Trigoria con Luis Enrique e Totti. Il Parma ad agosto lo aveva valutato 8.25 milioni, la Roma ne aveva fissato il riscatto a 7 e mezzo e a gennaio, convinta dalle ottime prestazioni del giocatore, se nè assicurata la prima metà.
Oggi ritroverà Stefano Okaka, dallaltra parte, e per certi versi la loro storia si somiglia, se non altro per quellattitudine a bruciare le tappe che ne ha accompagnato gli anni delladolescenza. Quando Borini, nel marzo del 2007, venne a giocare con la Primavera del Bologna contro la Roma allenata da De Rossi in campo cera proprio Okaka e tutti e due sembravano destinati a una grande carriera. Finora la fortuna, la costanza e anche i maggiori mezzi tecnici hanno premiato Borini, quello del coltello tra i denti, quello della timidezza fuori dal campo e quello che non ha mai amato le cose semplici, tanto da scegliere di venire a Roma a giocarsi il posto con attaccanti più affermati di lui. Parola sua: «Ladattamento è stato molto lungo, ci ho messo sei mesi prima di cominciare a parlare inglese disse ai tempi del Chelsea e sicuramente esordire nel Bologna, dove puntavano su di me, sarebbe stato più facile. Ma a me le cose facili non sono mai piaciute».