13/02/2012 09:31
Tralasciando le critiche preconcette, buone solo per rinforzare il proprio nome in cartellone nella gazzarra permanente del circo romano, quello che fin qui non è stato abbastanza capito è quanto stiano godendo di questi tempi giocatori e tifosi della Roma. Stanno godendo come pazzi. E volete sapere una cosa? Non lo sanno nemmeno loro quanto. Godono al di là del risultato (aveva proprio ragione la Sud). Godono anche quando lunica possibilità è di essere affranti, quando ci si suicida a Genova e a Firenze o si frana tra Torino e Cagliari. La stagione del cambiamento è sempre quella dello stupore. La Roma diventerà bella, forse bellissima, ma non sarà mai bella come adesso che sta cercando di diventarlo, qui, ora, sotto i nostri occhi, fragile e forte allo stesso tempo [...]
Troppo facile riconoscere il godimento nella domenica di Roma-Inter, la partita dei due mondi, Enrique e Ranieri, lallenatore che rischia il baratro per eccesso di visione e quello che il baratro lo vive a tempo pieno per eccesso di realismo. Troppo facile quando vedi undici giocatori che scendono in campo con una sola idea: vogliamo la testa dellInter. E la vogliono tutti, insieme, gringos splendidi come Heinze, strepitosi talenti felini alla Juan, pivelli assatanati come Lamela e Borini, ma anche campioni come Totti, mai visto così smanioso e felice al servizio degli altri. Più complicato indovinarlo, il godimento, nei passaggi a vuoto, nelle facce smarrite a Cagliari, in quella di Enrique che resta appeso quasi venti secondi prima di rispondere alla più facile ma anche alla più impossibile delle domande (Perché?).
Ce ne saranno altri di passaggi a vuoto. Sicuro. E sembreranno insopportabili solo a chi dimentica che sulla panchina della Roma cè oggi un signore che si lascia, eccome, ferire dalle sconfitte. Non certo per ascoltare i propri languori, ma per ripensare quello che è giusto fare, due secondi dopo, perché le cose somiglino a come tu le hai immaginate.