Radamel Falcao, figlio dell'amore per il Divino

18/02/2012 10:54

Ma perché il colombiano Radamel ammirava così tanto quel brasiliano che in Patria giocava da "volante" davanti alla difesa con il numero cinque? Semplicemente perché anche lui, come gran parte dei sudamericani, era un calciofilo sfegatato, ma non solo come semplice tifoso, bensì come calciatore e anche di discreto livello, che di ruolo faceva il difensore. Da addetto ai lavori, dunque, riusciva ad apprezzare più di altri tutto quello che Falçao riusciva a fare in campo, dove era un vero e proprio allenatore, come ci confermò ormai tanto tempo fa lo stesso Liedholm con parole che indicavano chiaramente quanto debole avesse per lui. "Una sera mi venne a trovare nella mia casa di Cuccaro - ci raccontò il Barone - e durante la cena mi chiese se secondo me lui era in grado di fare l’allenatore. Certamente, risposi io, anche perché tu lo sei sempre stato, visto che anche nella Roma eri il mio allenatore in campo" (...)

L’ammirazione di Liedholm per Falçao era la stessa del signor Radamel che, spinto da chissà quale sensazione, pensò di chiamare come lui anche il figlio. Sperando, magari, di vederlo affermarsi come calciatore importante, molto più famoso e apprezzato di lui. Così è stato e il destino ha voluto premiare la sua intuizione al punto di far diventare il figliolo "eroe dell’Olimpico", seppur per una sola notte, proprio come lo fu il vero Falçao nelle tante belle stagioni che ha vissuto in giallorosso. Anni nei quali la Lazio stava più spesso in B che in A e, come sua abitudine, viveva di luce riflessa rispetto alla Roma.