05/02/2012 10:49
Dopo aver fatto spostare il match la neve ha paralizzato lattività di Trigoria. Appena arrivato a Marquinho gli è preso un colpo: «In Brasile cerano 34 gradi!». Baldini lo ha confortato: «Spesso pure qui...». Venerdì Lucho è rimasto a dormire al Bernardini (abita allOlgiata e il raccordo anulare era una prospettiva catastrofica) e ieri ha impostato uninedita rifinitura del giorno prima in palestra. Oltre le serpentine, allOlimpico hanno utilizzato delle lampade speciali, usate soprattutto in Scandinava, per riscaldare il campo e scongiurare il ghiaccio. Borini ricorda un evento curioso. Quando giocava nel Chelsea un giorno andarono a Hull col treno a causa della neve, ma quando arrivarono gli dissero di tornare indietro perché nel lasso di tempo che intercorre fra Londra e Hull (circa 3 ore di viaggio) la partita era stata rinviata. Ranieri torna allOlimpico da avversario dopo essere arrivato a un soffio dal quarto scudetto giallorosso. Nella Sampdoria di quellinspiegabile secondo tempo disputato dalla Roma il 25 aprile del 2010, in cui passò dall1-0 all1-2, giocavano Palombo, Pazzini e Poli, oggi alle sue dipendenze. Sistemerà lInter (Guarìn non è pronto) col 4-4-2.
La Roma cercherà di lavorare, meglio, sul consueto 4-3-3. Le due squadre condividono le aspre malinconie del passato più recente: fuori dalla Coppa Italia e un solo punto nelle ultime due di campionato. Milito avrà la sensazione che nemmeno segnando quattro gol si può tornare a casa con la primavera nel cuore. Potrebbero consolarlo le condizioni della difesa giallorossa. Dove però riapparirà Heinze e scomparirà, fra la consolazione generale, lo spettro di Kjaer. Ieri Pizarro ha debuttato col City nel finale contro il Fulham. Alla Roma attuale sarebbe ancora servito. LInter di Ranieri ricorda la Roma di Ranieri. Quadrata ma ogni tanto, anche per letà di qualcuno dei suoi interpreti, svagata. Dopo la risalita si è piantata: «Dobbiamo riprendere il cammino, la Roma crea ma concede anche qualcosa e noi dovremo sfruttarlo».
La Roma di questi freddi giorni sta rimestando da una parte nel pentolone del River Plate pensando al futuro
(Cirigliano, Villalva) mentre dallaltra confida in una reminiscenza dorata: dopo la grande nevicata dell85 vinse col Torino 1-0 con un gol di Pruzzo. In ogni caso è comunque obbligata a tenere alta la concentrazione sul presente: «E vero sono molto esigente ma resto ottimista. E ha ragione Totti: conterà anche il cuore dei tifosi. Subito», ammette Luis Enrique. Un hic et nunc senza il quale suona grottesco ipotizzare qualunque ragionevole futuro. A cominciare proprio da quello della panchina.