La fedeltà alle idee va condivisa

06/03/2012 09:34

Oppure potremmo, tutto al contrario, decidere di resistere – resistere – resistere alla faccia del mondo: ma che ce frega, ma che ce ‘mporta… Beh, sarebbe una sciocchezza anche questa, finire in un burrone intonando i nostri inni non mi sembra proprio una bella idea. Dunque? Sono d’accordo, l’ho già detto, con quel che ha scritto Fotia. Possiamo struggerci, mangiarci il fegato, imprecare, e anche trovare altri modi per significare il nostro (pessimo) stato d’animo. Ma è Luis Enrique che deve parlare. Anzi: che deve parlarci, spiegarci, farci sapere cos’è che secondo lui non funziona e cosa intende fare, in attesa che qualche campione (ha ragione ) venga a rimpolparlo, per dare già in questo campionato un minimo di visibilità e di continuità al suo progetto. Se non lo facesse, dovremmo derivarne che il progetto in questione è una vaghezza, e che il suo ispiratore, sballottato dagli eventi, parla a vanvera. Non lo abbiamo mai creduto, non lo crediamo, continuiamo a non crederlo. Però nessuno, nemmeno Luis, può chiederci di credere, obbedire e combattere sulla parola. Qualche domanda a Luis Enrique però, faranno bene a porla anche i romanisti. Comincio subito io, con un quesito semplice semplice che è davanti agli occhi di tutti. E’ vero, la Roma fa molti errori. Ma il problema più grave non sono gli errori: nel calcio e nella vita si sbaglia. Il guaio vero è che quasi ogni palla persa a centrocampo e persino più avanti (è successo anche domenica, sul primo gol della Lazio) crea situazioni potenzialmente irreparabili per la difesa, che già del suo è quello che è: davanti all’attacco avversario si apre ogni volta il Mar Rosso. Gradirei sapere, caro Enrique, anche a salvaguardia della mia salute, se il suo progetto prevede o no, in materia, contromisure e, nel caso, quali. Da adottare adesso (ed è già tardi), non quando la Roma sarà diventata una squadra di marziani. Ci faccia sapere, Luis. Perché la fedeltà alle proprie idee, specie se sono, come nel suo caso, delle buone idee, è un ottima cosa. Ma va condivisa. E, per condividerla, occorre motivarla.