La festa della Primavera: Roma, il futuro è adesso

23/03/2012 09:50

Ieri sera è toccato a Federico Viviani— che a fine partita è dovuto correre negli spogliatoi a rivestirsi dopo i troppi festeggiamenti — alzare la Coppa, primo trofeo della nuova proprietà americana. Anche il prossimo anno quindi la formazione giallorossa avrà cucito sul petto il tricolore: per il momento «solo» la coccarda, in attesa delle finali scudetto dove andrà alla ricerca del bis e dove probabilmente il duello con la si riproporrà. I giallorossi si sono presi una bella rivincita rispetto alla finale del Viareggio, vinta dai bianconeri di Baroni, e la sensazione è che proprio quella partita in cui la Roma ha regalato un tempo agli avversari, sia stata la lezione migliore per i romanisti. Che ieri sera sono riusciti senza troppe sofferenze—ad eccezione dell’inizio del secondo tempo — ad amministrare il 2-1 esterno dell’andata, comandando il gioco e imprimendo il proprio ritmo alla gara.

Una lezione di saggezza tattica da parte di Alberto («È la sua vittoria—le parole di —lo considero un uomo trainante e trascinante, un padre di famiglia per il gruppo ») e una prova di maturità di tutto il gruppo. Sono stati infatti i giallorossi, che nel primo tempo si sono visti annullare un gol regolare segnato da Politano e ad avere la possibilità di vincere: Ciciretti ha colpito un palo, Nego ha avuto un’occasione limpida nella ripresa e Branescu ha effettuato almeno un paio di interventi salva risultato. Giustificata, quindi, l’esultanza finale della squadra al centro del campo, con tutto l’Olimpico rimasto dentro ad applaudire. Compresi i dirigenti giallorossi (c’erano Baldini e oltre a Bruno Conti) e Luis Enrique, osservatori interessati dei (possibili) campioni del futuro. Alberto , a fine gara, era il simbolo della felicità: «È una gioia immensa davanti a uno spettacolo che per noi è incredibile. Un pubblico così lo vediamo per le gare della prima squadra. Ci hanno sostenuto per tutta la gara e ci hanno trattato da grandi anche se grandi davvero non lo siamo ancora. Ma qualcuno di questi ragazzi lo diventerà ».