12/03/2012 08:30
E bastato poco. Lucho ha fatto sua la mossa che quasi tutti i suoi colleghi, quando hanno incrociato i giallorossi, avevano usato per sistemare la trappola. Lultimo è stato Reja e il secondo derby perso (su due) ha determinato la svolta. Limitazione è riuscita. Adesso abbiamo la certezza che anche lui sa come e quando cambiare. La Roma vista al Barbera, nella sistemazione in campo, è stata simile a quella degli anni di Spalletti. Il sistema di gioco, per quanto differente, ha previsto movimenti simili. Latteggiamento è di chi difende in blocco e attacca improvvisamente con i suoi uomini più veloci. Che guarda caso sono le ali: Borini e Lamela, magari con lassistenza di uno dei due terzini, più Rosi che Josè Angel.
Il riferimento offensivo, per trovare lappoggio giusto al momento di ripartire, rimane Totti. Il centrocampista più offensivo è risultato invece Gago, non casualmente quello che ha giocato più palloni e contato il maggior numero di passaggi riusciti. Cè chi oggi andrà oltre. Nel senso che motiverà il successo di Palermo con limprovvisa retromarcia di Luis Enrique. Da spagnolo a italiano, pur di fare risultato. Il teorema, però, non regge. Perché la Roma è stata solo più ordinata e, in assoluto, più organizzata. Attesa sotto palla e dentro la propria metà campo, per approfittare subito di un possibile errore nellimpostazione degli avversari, conquistare palla e partire in velocità verso la porta. Tra laltro il gol di Borini, dopo meno di tre minuti, può aver contribuito al cambiamento, accentuando la nuova opzione. Ma i dati del primo tempo confermano che limpronta resta quella di squadra offensiva: 65 per cento di possesso palla e soprattutto 76 per cento di supremazia territoriale.
E stata la frazione migliore della Roma. Quando le gambe girano, i giallorossi fanno comunque la partita. Hanno loro sempre o quasi liniziativa e spostano il baricentro vero larea avversaria. Insomma la modifica è minima, almeno analizzando i primi quarantacinque minuti. Cè solo la migliore partecipazione degli attaccanti alla fase difensiva, alleggerendo il pressing nella metà campo avversaria. Borini, in fase di non possesso palla, scivola spesso sulla linea dei centrocampisti. Non cè da sorprendersi che lattaccante sia diventato titolare. A convincere definitivamente Luis Enrique, più dei suoi 10 gol, è stata la sua predisposizione a rientrare. A sacrificarsi. Gli stessi Totti e Lamela hanno comunque aiutato, garantendo la compattezza richiesta dallasturiano. I terzini, rispetto alle partite precedenti, sono stati qualche metro più indietro, meno in linea con i centrocampisti.
La Roma della ripresa, pure per la stanchezza di alcuni interpreti, si è abbassata ulteriormente. Il dato finale del possesso palla si è assestato al 60 per cento e quello della supremazia territoriale è sceso al 66 per cento. La prudenza, per correre meno rischi, al posto della spavalderia. Senza mai indietreggiare troppo, perché il copione non deve mutare. Ma Luis Enrique riscopre lequilibrio, cercato invano nelle ultime gare. Due (e mezzo) i giorni di riposo per la Roma (il secondo è stato concesso ieri). Chi non ha partecipato alla trasferta di Palermo, sarà a Trigoria già oggi pomeriggio, per gli altri appuntamento a domani alle ore 13 (alle 14 in campo).
Domani Franco Baldini partirà per gli Usa. Il direttore generale vedrà Pallotta, ma ha in agenda anche incontri legati al potenziamento del marketing del club. Rientrerà in Italia in tempo per assistere a Roma-Genoa di lunedì sera.