21/03/2012 10:07
Meriterebbe la bambolina del tiro a segno. Ma salvo quellattacco alle coronarie, nessuna sofferenza. Tutti dietro a difendere e poi via in contropiede. Finalmente pratici e vincenti. E lui, lallenatore spagnolo che fa? Dice che non gli è piaciuto nulla. Ma come? Bisognava far segnare il Genoa? E io che pensavo che finalmente avesse capito che si celebrano le vittorie, non le belle sconfitte. Non gli è piaciuta la Roma? Meglio quella che davanti allarea avversaria addormentava perfino i cani poliziotto con infiniti tic e toc, per poi regalare agli avversari le occasioni da rete? Io non ci trovavo nulla di divertente. Se allo stadio vedi la tua squadra perdere vai a casa un po infuriato (veramente la parola giusta sarebbe unaltra). E se qualcuno, soprattutto il tuo allenatore dice, «la squadra mi è piaciuta, abbiamo giocato bene ci è mancato solo il gol e abbiamo sbagliato qualcosina in difesa», che fai? Ora lo dico: ti incazzi. Ma pensavate di giocare a nascondino? Nel calcio contano le reti. Il resto è aria fritta. La Roma del tic e toc mi sembra come quei corteggiatori pieni di premure e di regali, gentili, educati. Che ponderano ogni movimento che aspettano, aspettano. Cercano il momento giusto per il primo casto bacio. Intanto arriva un altro più intraprendente e la frittata è fatta. Allo sconfitto resta solo la sua inutile galanteria. Al rivale i fatti. Così talvolta è la Roma. Perdente, ma glorificata per quel possesso palla che non conta nulla, e senza i punti andati tutti allavversario. No, caro Luis Enrique a me piace il risultato. Vorrei vedere la mia Roma strappare il terzo posto alla Lazio, e se per riuscirci dovrà rispolverare il vecchio libero, se dovrà ricorrere al contropiede di Helenio Herrera, va benissimo. Nello sport, lo diveva anche lautentico De Coubertin, conta partecipare, ma per vincere. Se poi vinciamo riuscendo anche ad essere belli ed eleganti, meglio. Ma preferisco la rabbia degli sconfitti ai falsi complimenti di chi ci batte.