23/03/2012 15:04
Stekelenburg, la sua ultima volta a San Siro non è un bel ricordo: lo scontro con Lucio.
«Tutto passato, nel calcio può accadere».
Domani ritroverà di nuovo Ibrahimovic: nell'Ajax avete mosso i primi passi insieme.
«Una volta segnò un gol con uno slalom alla Tomba contro il Nac Breda. Se digitate Zlatan su Youtube lo trovate. Purtroppo ricordo bene i due gol che mi ha fatto nel Roma-Milan dell'andata».
Cosa le piace di lui?
«È fortissimo e realizza tanti gol. Ha vinto campionati con Barcellona, Inter, Milan, Juve. Obiettivamente credo che sia uno dei migliori del mondo».
C'è chi sostiene che sia decisivo in Italia ma non in Europa...
«Non la penso così, non so perchè lo dicano. Io lo vorrei sempre nella mia squadra».
Ibra ha un carattere difficile...
«È fatto così, ma è una persona trasparente. Oggi è come era un tempo ed è il suo punto di forza. Se uno dimostra tanto sul campo e segna come lui, il carattere non è un problema».
Rivedrà anche Van Bommel.
«Un grande sia come calciatore che come persona, è il degno capitano dell'Olanda. Gli auguro tutto il meglio possibile, ma con la Roma stia tranquillo...».
È in contatto con i suoi compagni di Nazionale?
«Sento Sneijder, Emanuelson o Van Bommel. E non tocchiamo l'argomento calcio, si parla solo di cose familiari».
All'andata il Milan è stato cinico.
«Abbiamo concesso qualche gol un po' ingenuo su calcio piazzato. Cercammo di riequilibrare la sfida, ma quando giochi contro di loro rischi qualche contropiede e così è nato il terzo gol che ha chiuso il match. Molto difficile giocarci contro».
Le piace il collega Abbiati?
«Ha personalità ed esperienza, in una serata difficile con l'Arsenal ha fatto parate decisive. Ma i portieri che preferisco sono Buffon e Casillas».
Un aggettivo per Luis Enrique.
«Passionale negli allenamenti e nelle gare. Dovreste vedere il modo con cui cura il lavoro e il rapporto con la squadra».
Ha portato in Italia un calcio nuovo, ma c'è scetticismo.
«Partendo dal fatto che si gioca sempre per cercare di vincere, quello di Luis Enrique è un tipo di calcio manovrato che parte da dietro, un po' all'olandese e come l'Ajax. A me piace e sono a Roma per questo. Si vede poi che la nuova filosofia sta prendendo piede dopo le incertezze iniziali, c'erano tanti giocatori nuovi. Io stesso ho avuto bisogno di un periodo di ambientamento».
In futuro farà breccia questo modo di proporre calcio?
«Credo di sì, è un calcio che si vede più spesso in tanti Paesi. A qualsiasi appassionato piace una squadra che gioca e non si difende soltanto. Con il tempo porterà dei risultati. Il terzo posto? Chiunque vuole arrivare in Champions, ma non voglio fare proclami. Nel calcio non ci sono sicurezze».
Ha un diploma da chef?
«No, è stata strumentalizzata una mia vecchia intervista. Calcio e cucina non sono compatibili e, dovendo scegliere, ho preferito il pallone. Ho fatto bene, no?».
Roma città passionale e umorale. Come si trova qui?
«Mi piace questa passione. Basta fare una passeggiata in città per rendersi conto che si parla solo della squadra. Sono consapevole che se perdi una partita è difficile allenarsi con tranquillità, ma fa parte del gioco».
Dell'Olanda cosa le manca?
«Non certo il clima, forse gli amici e la famiglia, anche se vengono a trovarmi spesso nel weekend».
Per lo scudetto Milan o Juve?
«Oggi direi Milan, magari fra 3 settimane dirò Juve. Di sicuro la Roma cercherà di vincere sia a Milano che a Torino».
Si dice che i bianconeri l'hanno cercata in estate...
«Il mio rappresentante non è stato mai contattato».
Mercoledì c'è Milan-Barcellona, i rossoneri saranno distratti?
«Non lo so, di certo proveremo a farli arrivare a questa partita con l'umore basso».
Vuol mandare un messaggio a Ibra?
«Posso solo chiedergli di non farci gol. Ma spero che non lo faccia nessun milanista...».