Totti e De Rossi: è il derby della maturità

01/03/2012 08:39



Tutti tranquilli: , che subito dopo l’allenamento ha fatto fisioterapia con Silio Musa, questo derby non lo salta. E intanto oggi farà altri controlli e si allenerà o con una scarpa speciale o con una protezione sull’alluce. Lo aspetta da sempre, come tutte le sfide alla Lazio, lo aspetta da un anno, da quella doppietta sotto la
che lo proclamò, se mai ce ne fosse bisogno, "The king of Rome". E’ stato quello l’ultimo derby giocato dal , assente all’andata per colpa dell’infortunio muscolare rimediato in
. Era marzo, appunto. Così come a marzo, il 6 dell’anno 1994, risale il suo esordio contro i biancocelesti: diciott’anni ancora da compiere, entra in campo al posto di Piacentini e si procura il rigore che, se segnato da Giannini, avrebbe consentito alla Roma di pareggiare la rete di Signori. Era, quello, il centesimo derby in campionato tra le due squadre, giusto per mettere la sua firma sulla storia. In porta c’era Marchegiani, che oggi fa il commentatore tv mentre Francesco ancora sfida la sua ex squadra, e in difesa Paolo Negro, allenatore dello Zagarolo senza troppa gloria che però, in queste occasioni, continua comunque a regalare gioie ai romanisti. Ieri l’ultima:
«Quell’autogol del 2000 non fu colpa mia». Ma di Nesta che gli fece sbattere «addosso il pallone».



Da un bomber a un altro. , appunto. Solo quattro gol quest’anno, l’obiettivo di arrivare in doppia cifra con la meta che non cambia mai nonostante qualche incidente di percorso (vedi infortuni e cambi di ruolo): far vincere la Roma. Quando manca lui è tutto più difficile. Anche se nei derby spesso, soprattutto in passato, la tensione qualche brutto scherzo gliel’ha giocato. Non, tanto per fare un altro esempio relativo al mese di marzo, nel 2002
: Lazio-Roma 1-5. Poker di Montella, straordinario pallonetto del a chiudere i conti. E dedica d’amore. Come un anno fa. A Ilary, ovviamente. Quelle alla Roma le fa praticamente ogni domenica. Anche quando non segna, anche quando cerca un cartellino, contro il Parma, per essere sicuro di non mancare nella partita che conta di più. Quella che, oltre ai gol e alle giocate, è stata e sarà sempre per lui quella degli sfottò. In ordine sparso: la maglietta "Vi ho purgato ancora" del 1999 oppure quella frase "Spero in un altro autogol di Negro, ma se non dovesse accadere, vorrà dire che ci penseremo noi” del 2002. E ancora, dopo una vittoria: "I campionati si vincono con le piccole". E poi: i pollici in giù. Oppure spazio ad una previsione prima del derby d’andata dello scorso campionato: “Segna Floccari su rigore”. E poi ancora l’aquila e i gabbiani, Reja uomo derby.. Tanti ricordi. Quasi come i suoi gol. Quasi come la sua importanza anche quando non ha giocato. Febbraio 2006, record delle undici vittorie. Una settimana dopo il suo infortunio contro l’Empoli. In quei giorni di assenza il non è mai stato assente: la squadra lo ha continuato a seguire come sempre e lui, con tutte le stampelle, l’ha seguita passo passo. E’ stato con i compagni il sabato, è andato a bordocampo la domenica, s’è coccolato Aquilani quando è uscito dopo dopo il gol. E lo stesso Aquilani a fine partita disse: «Senza di lui non avremmo vinto», proprio mentre la Sud cantava "Un , c’è solo un ". Cosa è cambiato da quel giorno? Tutto. E niente. Perché sta sempre lì e magari adesso accoccolato a lui non c’è più Aquilani ma Lamela, che domenica fa 20 anni. Oppure , che non sta bene ma ci sarà. Oppure qualsiasi altro romanista. In campo, sugli spalti e pure lontano. Ad esempio David Pizarro. Ieri sul suo telefono il cileno ha scritto: «Daje Capita’, domenica due gol». Sarebbe un altro record. L’ennesimo.

 

«Domenica abbiamo una partita importante e pensiamo solo a quella». ha chiuso così tutto quello che si è detto e scritto sulla sua esclusione a Bergamo. Parole importanti, che mettono in luce quello che è l’obiettivo più importante: vincere domenica. Lo sarebbe stato in qualsiasi caso, a maggior ragione in questo caso visto che l’avversario è la Lazio. E , contro la Lazio, cerca il decimo successo. Il primo derby lo ha vinto, l’ultimo lo ha perso. Era il numero 17 della sua carriera: i successi, come detto, sono stati 9, i pareggi 3, le sconfitte 5.



Raramente salta la partita contro la Lazio. C’è sempre, per 90 minuti o per metà come, ad esempio, il 18 aprile 2011 quando Ranieri nell’intervallo sostituì lui e
. E la Roma vinse lo stesso. Anche se quando c’è Daniele in campo spesso è più facile. A maggior ragione quest’anno, visto che la sua importanza in una squadra così giovane è raddoppiata. Centuplicata. Nessuno come lui - in Italia ma anche in Europa - è così abile nel fare il regista davanti alla difesa e all’occorrenza il centrale e nessuno come lui ha messo e mette d’accordo tutti gli allenatori che hanno la fortuna di entrarci in contatto. E che, soprattutto negli anni passati, raccontavano come vivesse poco serenamente la vigilia della partita contro la Lazio. Lo ha ammesso poi anche lo stesso Daniele raccontando che però adesso le cose sono un po’ cambiate:
«I primi tempi dormivo male, ci pensavo troppo e magari in campo non riuscivo a dare il massimo. Ora invece la vivo più tranquillamente, considero il derby sempre una partita importante e speciale, ma riesco a gestire meglio la tensione».



D’altronde sono passati oltre otto anni dalla sua prima vittoria contro la Lazio del novembre 2003 in cui, la notte di Mancini e del tacco di Dio, entrò in campo per gli ultimi sette minuti. Giusto in tempo per godersi l’apoteosi. Da dimenticare la stagione 2004-2005 - e non solo per i derby - da ricordare invece il periodo con Spalletti. E anche in questo caso non solo per le partite contro la Lazio. All’andata, nel primo anno col tecnico toscano in panchina, la Roma pareggia. Al ritorno invece è di nuovo festa grande con la vittoria del record, i gol di Taddei e Aquilani e quella maglia numero 16 dove c’era scritto un "meno", cioè la distanza in classifica, grande così. L’anno dopo le cose non vanno bene: la Roma perde 3-0 all’andata e pareggia - male - 0-0 al ritorno. L’Olimpico fischia, va sotto la Sud ma viene insultato. Lui non la prende bene, ma si mette tutto alle spalle. E sulle spalle si carica ancora una volta la squadra. Stagione 2007- 2008 la Roma vince un derby 3-2 ma ne perde un altro mentre l’anno successivo ci pensa Julio Baptista a far felice Daniele col polso fasciato. Qualche mese più tardi alla gioia del primo gol fa da contraltare l’amarezza per il risultato - 4-2 - ma è l’ultima delusione prima di tante tante soddisfazioni. Dal 6 dicembre 2009 al 16 ottobre 2011 la Roma vince sempre. Cinque volte di fila. Un pokerissimo con protagonista. E non solo in campo. La prima partita, con Ranieri e Ballardini in panchina, porta la firma di Cassetti che realizza la rete della vittoria sotto la Sud e che festeggia con la mascherina modello Batman per via di uno zigomo rotto, poi con la doppietta di Vucinic e il rigore parato da Julio Sergio a Floccari, i gol di Borriello e ancora Vucinic, l’attuale attaccante della
e Simplicio in Coppa Italia e, infine, la doppietta di sotto la Sud di un anno fa. Best moments, notti e pomeriggi indelebili nella carriera di così come nella vita di qualsiasi romanista. Partite in cui , a volte giocando benissimo altre giocando con meno precisione, ha sempre detto la sua. Prima, durante e soprattutto dopo la partita, arrampicandosi persino dentro la Sud insieme alla sua gente per festeggiare. Lo ha fatto 9 volte, cerca il decimo successo nel diciottesimo derby che giocherà. Quello della maturità, quello col rinnovo di contratto firmato. Quello della puntualità. Perché alla sfida con la Lazio, c’è da giurarci, Daniele arriverà per primo