De Rossi: «Luis Enrique? Bravo e sfortunato»
26/04/2012 09:21
Dettagli Detto che oggi Burdisso sarà a Perugia per un controllo alla gamba dal professor cerulli, la voce di De Rossi è quella solita, anche quando parla dei fischi: «Un po' ce l'aspettavamo, è normale che qualcuno perda la pazienza. Però è chiaro che se prendi un gol dopo un minuto, perdi fiducia. Peccato, questa era la giornata ideale per salire la classifica, visto il risultato della Lazio e delle altre. Ora pensiamo al Napoli, anche se io non ci sarò per la diffida e questo giallo. Ma la Roma deve lo stesso ritrovare la grinta, pur senza di me. Non sono indispensabile, come non sono in calo fisico, come non è vero che tutto dipende da me: queste sono le solite voci che girano in questa città, ogni volta che le cose vanno male o bene. Siamo una squadra, e vogliamo una sola cosa: vincere».
Luis sì o no? Poi, è il momento di parlare di Luis Enrique: «Continuo a sostenere che sia uno dei tecnici più bravi al mondo. E non lo dico perché sono stato allenato da pizza e fichi, ma da gente come Spalletti, Lippi, Capello. Luis Enrique lo è: ma purtroppo è stato anche molto sfortunato. Ma sta diventando stucchevole che voi mi chiediate sempre di lui, e io mi metto qui a difenderlo
Mica lavoro per lui. Sono un dipendente della Roma, non di Luis Enrique: se la Roma mi dice che vuole comprare un allenatore che ci fa vincere lo scudetto, sarò il primo a sostenerlo e a voler mandare via Luis Enrique. Ma non è così, non è possibile che succeda».
Altalena Per quel che riguarda il gioco, parte da lontano.
«All'inizio non avevamo un bel gioco, poi abbiamo lavorato sul possesso palla e c'è stata una fase in cui eravamo belli. Dopo partite così, siamo dispiaciuti. Ma io sono abituato a giocare con questi sbalzi di umore, mica gioco in nel Barcellona che è strano sia uscita dalla Champions: noi sudiamo, lottiamo, a volte perdiamo, rimontiamo, esultiamo. Tutto altalenante. E così il tifo reagisce di conseguenza. Ma siamo abituati a passare momenti difficili e c'è stato di peggio».