Luis Enrique per la faccia: "Roma, fuori l'orgoglio"
28/04/2012 11:05
Futuro & Confusione Sembra un testamento, però Luis Enrique non si sbilancia. «Non mi sono mai pentito di allenare la Roma. Per ribaltare la situazione occorre vincere le 4 partite che ci restano. Siamo settimi, ma l'obiettivo è quello arrivare in Europa League. È il momento di stare vicino alla squadra. A fine stagione esamineremo i problemi e valuteremo. I fischi e gli striscioni? Sono un professionista, non mi preoccupano: penso a non mollare fino all'ultimo giorno. Non mi sento in confusione. Questo è stato un anno diverso perché è arrivata una nuova proprietà, ma cose buone ce ne sono state. Purtroppo ci sono state troppe sconfitte, ma sono sicuro che in futuro la Roma vincerà. E sarà la Roma dei romanisti, dei tifosi, quella vera. Poca grinta? È sembrato in qualche gara, ma è una impressione. È mancata personalità, ma non si compra al supermercato. Il mental coach non è per la squadra, ma per me e lo staff: io ho lavorato e lavorerò sempre con un psicologo».
Caso Stekelenburg È ortopedica, invece, la questione che riguarda
Stekelenburg. Il portiere ha una lieve infiammazione alla spalla destra e, dopo un consulto tra medici giallorossi ed olandesi, si è preferito non rischiarlo in vista Europeo. L'impressione, però, è che se questa fosse stata una partita giudicata fondamentale, forse lo stesso portiere avrebbe deciso di non saltarla. Ma Luis Enrique non fa drammi.
«Cercherò di rimotivare di nuovo i ragazzi. Spiegherò loro che bisognerà accettare la contestazione che ci sarà. Spero di vedere col Napoli la Roma vista nella ripresa contro la Fiorentina». A proposito di mercoledì, e il gesto delle corna immortalato da tutti i giornali?
«Non sono scaramantico. In Spagna non ha quel significato, se lo fai è per litigare o insultare qualcuno. È stata una interpretazione sbagliata». Certo, che un po' di buona sorte servirebbe.
«Ho parlato di una Roma sfortunata, ma la fortuna uno se la deve creare. E io non mi sono mai messo a piangere».