17/05/2012 09:59
Il nostro mini dossier parte dai primi mesi del 1980 quando Dino Viola si mise sulle tracce di Krol, mitico alfiere dellOlanda v i c e c ampione de l mondo nel 1974 e nel 1978. Si trattava di un gioc a tor e a s solut a - mente eccellente che avrebbe dimostrato tutto il suo valore anche in Italia nelle file del Napoli, inoltre godeva del pieno gradimento di Liedholm. Aveva classe, carattere, esperienza internazionale e familiarità con la zona. Insomma lidentikit era quello ideale per accrescere il tasso tecnico di una Roma alla ricerca del definitivo salto di qualità. Il club giallorosso iniziò a sondare le disponibilità del tulipano che era andato a riscuotere consensi e dollari a Vancouver. La trattativa portata avanti a colpi di fax assorbì per settimane lattenzione della Roma, ma alla fine Ruud si tirò indietro. Il voltafaccia aveva creato più di un imbarazzo alle strategie di mercato di Viola, costretto con il concomitante dietrofront del Flamengo per Zico a battere nuove piste per accontentare il tecnico e la piazza. La vicenda Krol consumò un nuovo, paradossale capitolo nel corso della Trans Atlantic Cup del maggio 1980. Fu proprio nel corso di un evento a margine di questa competizione che lolandese sollecitò un incontro con lavvocato Pieroni e il dottor Gargano, dirigenti giallorossi che ricevettero, a quanto sembra, il benestare di Liedholm a prendere parte all anomalo summit. In poche parole Krol palesò la sua disponibilità a giocare nella Roma da settembre ad aprile. Liedholm, preoccupato che Viola non fosse in grado di garantire un adeguato crack di mercato non era ostile alla soluzione, Viola, viceversa, ebbe una reazione tra il sorpreso e l infuriato. Era normale che lidea di avere uno straniero part time non potesse essere tollerata e dopo poche settimane a Roma sbarcherà un certo Paolo Roberto Falcao capace di mettere tutti daccordo.
Il secondo episodio che intendiamo revocare riguarda invece Gerry Vanenburg. Nellestate del 1989 il suo nome era stato avvicinato a quello della Roma. Erano trapelate indiscrezioni che avevano dato per fatto il suo approdo nella capitale, quindi laffare che sembrava scontato saltò. In ogni epoca la Roma ha sempre goduto di attenzioni particolari e in molti finirono per accusare la Società di aver costruito la trattativa per giustificare la scarsa dinamicità sul mercato. Ghiotta occasione per mettere alla berlina Dino Viola si presentò il 21 febbraio 1990. La Nazionale italiana era a Rotterdam per affrontare gli orange in unamichevole pre-mondiale. LOlanda schierava Van Basten, Koeman e Rijkaard ma a molti giornalisti italiani interessava solo Vanenburg. Il giocatore venne avvicinato e recitò il suo copione da boy scout: «In fondo al cuore ho sempre avuto il PSV e nella Roma non avrei giocato le coppe europee» Inoltre Vanenburg lasciava capire di non aver avuto contatti risolutivi con Mascetti. A questo punto la Roma, stanca di aver subito il danno e di dover ingoiare la beffa, estrasse dal cassetto i documenti. Il bravo ragazzo aveva incontrato per tre volte il ds giallorosso Emiliano Mascetti e tra una chiacchiera e laltra il 22 luglio 1989 aveva firmato un contratto che era stato registrato in FIGC il giorno 27 dello stesso mese (numero di protocollo 688). I documenti vennero pubblicati dai giornali e dalla stessa rivista ufficiale del Club dimostrando al di là di ogni ragionevole dubbio che non solo la trattativa cera stata ma che era arrivata a concludersi. La FIFA archiviò frettolosamente la vicenda con una multa irrisoria commutata al giocatore, una faccenda che finirà definitivamente nel dimenticatoio anche per il tramonto abbastanza incolore del tulipano dalla firma facile. A distanza di 23 anni un atleta olandese torna a far registrare un intoppo di mercato, niente di drammatico, dà fastidio però come allora, sentir partire il disco del bravo ragazzo che ringrazia la Roma per linteressamento, aiuta le signore anziane ad attraversare la strada e scopre proprio adesso (ma dai!) che la squadra che lo ha cercato non giocherà in Champions.