REALISMO - Consapevole di guidare una società innovativa, creativa, ambiziosa ma con risorse limitate - ogni anno le tre grandi società del Nord Italia fatturano una media di 100 milioni in più - Baldini è andato a cercare un allenatore con cui poter condividere il percorso.
Che prevede la valorizzazione dei giovani e lavvicinamento dei tifosi, certo, ma anche un piano di investimenti mirati «
a vincere il prima possibile» , come il capo ha chiarito due giorni fa nella cornice dellAra Pacis. Zeman non è il parafulmine di un ridimensionamento, che al momento non è previsto, ma è un saggio conoscitore di calcio a cui affidarsi per inserire i giocatori giusti nel contesto giusto.
I nuovi Nedved, i nuovi Shevchenko nel mondo esistono. Basta essere bravi a scovarli prima della concorrenza più ricca. Perché labilità, e anche la necessità, è proprio quella. La Roma non può competere con il Manchester City per Aguero o con il Barcellona per Sanchez, né per i soldi da offrire alle società che vendono né per gli stipendi da proporre ai calciatori. La Roma deve prendere Aguero e Sanchez quando non li conosce ancora nessuno. A costo di scontrarsi con lo scetticismo di chi si chiede «ma chi sono questi?» .
COSTRUZIONE - La sfida della Roma è la sfida delle idee. Si può fare. Ovviamente mettendo lallenatore nelle condizioni migliori per lavorare: il 3 luglio, giorno del raduno a Trigoria, sarebbe opportuno che il gruppo fosse quasi fatto assecondando le richieste. In modo da consentire a Zeman di preparare la squadra al suo sistema di gioco. E impossibile avere la rosa al completo, visto che i nazionali non ci saranno. Ma la colonna vertebrale della squadra sì, deve essere pronta. Zeman non è un allenatore qualsiasi. E un maestro di calcio, del suo calcio. Ha bisogno di istruire lorchestra per esaltare i singoli suonatori.
CONVINZIONE - Con i giocatori che servono e la calma indispensabile a portarli dalla sua parte, riuscirà a stupire ancora. Lo suggerisce il comportamento dello stesso Zeman che, richiamato dal grande calcio a 65 anni, è una persona più flessibile e matura. Non a caso, per la prima volta nella vita, ha firmato un contratto biennale con opzione per il terzo. E arrivato alla Roma, dove ha sempre cercato di essere. «Nel 1999 sono andato via senza riuscire a fare quello che volevo, ora sono tornato per regalare alla gente quello che non ha avuto da me» . La Roma di Zeman, tra il 1997 e il 1999, ha divertito e non ha vinto. Questa dicotomia dolorosa è la condanna di primo grado che Zeman vuole convertire in assoluzione, con tanto di risarcimento morale, nel secondo processo. Basta che la società lo aiuti nel tribunale dei luoghi comuni.