USCITA - La risposta esatta è la B e ci rendiamo conto che non è che ci volessero gli eredi di Einstein per individuarla. E la risposta, nei prossimi mesi, potrebbe essere di grande attualità per la Roma, una delle tre società calcistiche italiane presenti nel listino di Piazza Affari, quotata nel 2001 per un incasso, da parte della vecchia proprietà, di trecentotrenta miliardi di vecchie lire. Una risposta che vorrebbe dire che la società giallorossa potrebbe uscire dalla Borsa. Cosa molto probabile e che potrebbe diventare obbligatoria nel caso, appunto, che nelle mani della proprietà americana (60%) e Unicredit (40%) si concentrasse un numero di azioni superiore al novanta per cento. La legge dice che alla soglia del novantacinque per cento lo squeeze out non è unopzione, ma un obbligo. Al momento, dopo lOpa, anche questa allepoca obbligatoria, lanciata dopo lacquisto del pacchetto di maggioranza da parte del consorzio americano in partnership con Unicredit, la società è proprietaria di circa lottanta per cento delle azioni colorate di giallorosso, frutto dellOpa che ha visto la nuova società acquistare circa il quindici per cento delle azioni che i piccoli azionisti decisero di vendere (spesa intorno ai dieci milioni di euro). Ora cè il rischio, si fa per dire, che nelle prossime tre fasi di aumento di capitale (perché saranno tre per un totale, minimo, di ottanta milioni di euro), una certa percentuale dei piccoli azionisti decida, come è suo diritto, di non partecipare alla ricapitalizzazione. Con la conseguenza che lottanta per cento delle azioni già in possesso di americani e banca, è destinato ad aumentare, ottantacinque, novanta, novantacinque per cento. A quel punto lo squeeze out diventerebbe unoperazione obbligatoria con linevitabile uscita del titolo giallorosso da piazza Affari. Sarebbe, in sostanza, un delisting obbligato e pilotato(...)
SCENARI - Vediamo allora cosa potrà succedere nei prossimi dodici, quattordici mesi. Perché questi sono i tempi necessari affinché si concluda quella ricapitalizzazione da ottanta milioni (minimo) complessivi prevista sin dai tempi dellaccordo bostoniano nellaprile dello scorso anno. Siamo, per ora, alla prima fase della ricapitalizzazione, quella da cinquanta milioni, il cui iter è già cominciato. Questa fase, in attesa delle necessarie verifiche della Consob, entrerà nel periodo chiave nel prossimo settembre. Detto che i due soci di maggioranza hanno già versato le rispettive quote, ventuno milioni di euro Unicredit, ventinove i soci americani, a settembre i piccoli azionisti avranno trenta-quaranta giorni per partecipare con la loro parte oppure no. Finita questa fase si farà una prima somma delle azioni complessive in mano ai soci di maggioranza. Ma non è finita qui. Perché gli accordi bostoniani prevedono altri due step di ricapitalizzazione, uno da dieci milioni (minimo) durante la prossima stagione, un terzo di ulteriori venti alla fine. A quel punto si tireranno le somme e si vedrà se lo squeeze out sarà obbligatorio. Cosa, peraltro, che alla nuova proprietà non preoccupa.(...)