Romagnoli: «Mi ispiro a Maldini, studio da titolare»

26/07/2012 10:19

Romagnoli vive a Nettuno. «Sono nato, però, all’ospedale di Anzio. Non avendo la patente, mi accompagna sempre qualcuno. Spesso tocca a mio fratello Mirko che è più grande di me, ha provato a giocare ma preferisce le auto e moto. Io non ho nemmeno il motorino. E’ vietato...». Vive con i genitori Gianna e Giulio. «Mio papà lavora in fabbrica».

«Da piccolo il mio idolo era Zidane, il più forte di tutti» spiega Alessio in una pausa dell’allenamento al Mit di Boston. «Ma sono sempre stato romanista. Io, però, facevo il trequartista. Mi piaceva il ruolo di centrocampista offensivo. Calciare in porta, giocare il pallone. Poi, però, mi hanno messo in difesa, quando arrivai alla Roma». Otto anni fa Trigoria è diventata la sua seconda casa. «Mi ha notato Bruno Conti durante un torneo a San Lorenzo. Avevo nove anni e giocavo nel San Giacomo, dove vivo ancora oggi. Tovalieri mi spostò a fare il difensore centrale. Sono mancino, ma uso entrambi i piedi. Da quando sto dietro, mi ispiro a Maldini, il più bravo. Qui tutti sono molto affettuosi. Imparo tanto da Heinze e Burdisso».

Romagnoli i due argentini. «Anche mi sembra molto forte. Si è inserito bene nel gruppo». Ha fatto coppia con tutti i difensori giallorossi, sul centro sinistra però solo con Burdisso, l’unico della rosa. «Non è un problema per me. E’ già una grandissima soddisfazione allenarmi e giocare con certi campioni». E’ stato quasi sempre titolare e per il rendimento garantito nelle prime amichevoli stagionali, per la sua personalità e i suoi tempi di gioco, potrebbe convincere Zeman a non farlo tornare in Primavera. «Mi piacerebbe molto. Io ci spero. Anche se so che ancora non è stato deciso niente. Non ci rimarrei male se dovessi fare un’altra annata con i miei coetanei». Prima di partire per il ritiro di Riscone ha firmato il contratto: un quadriennale. Lo assiste Sergio Berti, il manager di . Tanto per capire come il diciassettenne di Nettuno non sia un giovane qualsiasi.