Totti fa l’americano «Potevo giocare qui»

22/07/2012 09:59

«Io ora voglio chiudere bene con la Roma, magari vincendo ancora qualcosa. E facendo divertire la gente». for president la scritta che ha accolto il capitano all’aeroporto di Chicago. «Non so se finirò la carriera qui come hanno fatto molti miei colleghi». E amici come Di Vaio e Nesta che hanno appena detto sì al Montreal e sono venuti in Canada. «L’America mi piace. Per mentalità e cultura. La differenza con l’Italia è evidente. E non c’è la pressione. Si vive bene, insomma». È stato già con la Roma a New York, l’ultimo volta nel 2004. Ma venerdì si è subito reso conto che la sua popolarità oltreoceoano è addirittura cresciuta. Passeggiando per le vie di Dowtown è stato il giocatore giallorosso più festeggiato. Autografi, strette di mano e fotografie. Nella Windy il vento è insomma a favore.
Se deve invece buttarsi sul calcio, sul suo rapporto con Zeman, sul ritorno al vecchio ruolo di esterno, sulla nazionale seconda agli Europei e sul possibile acquisto di , allora scherza e ride. Si fa largo con le sue battute e con le sue smorfie. Conquista i giornalisti statunitensi. E Bradley. Il primo americano della storia giallorossa partecipa all’incontro: ogni frase del capitano per il nuovo compagno è come se fosse una barzelletta. L’allenatore è un passo dietro di lui e ogni tanto gli dice una parola. Per stuzzicarlo e prenderlo in giro. «Ho risposto bene» gli dice sottovoce Francesco. Zdenek gli replica sì chinando la testa. I due si capiscono con uno sguardo e spesso si scambiano sorrisi. Giocano tra loro. Il boemo, martedì sera a Vienna, ha rivelato: « corre più che tredici anni fa». Francesco si era mosso bene e molto. «Ma l’ho fatto perchè era l’ultimo giorno di ritiro, ero contento... Penso che quella del mister sia una battuta, è normale che mi sento meglio rispetto ai primi giorni. Ho fatto quello che potevo. Siamo ancora in fase di preparazione, abbiamo tempo da qui al campionato, sicuramente a metà agosto mi vedrete meglio...». Intanto ha già perso tre chili (peso 84). Per tornare a giocare da esterno: «Vedremo quale sarà il mio ruolo. Comunque ho dato la mia disponibilità. Mi adatterò. Perché per me quello che conta è giocare». Anche lui aspetta : «Spero che arrivi. E’ un giovane promettente, mi auguro che in due tre anni possa diventare un top player. Ma Siena è una cosa e Roma un’altra. C’è una bella differenza». La chiusura è sulla Nazionale. Gli chiedono se con lui in campo, contro la Spagna a Kiev, sarebbe finita in altro modo. «No. Anzi con me l’Italia non sarebbe nemmeno arrivata in finale...».