Addio a Maldera campione di stile

02/08/2012 10:30

A Liedholm, stavolta, poteva anche bastare che lui facesse il comprimario, non il goleador, perché a quello pensava Pruzzo. Campione d’Italia, un’altra volta. Gli piaceva il suono del mare, e per questo aveva comprato una casa a Fregene, si sentiva un principe tra le sue quattro donne: dalla moglie Alessandra alle figlie Consuelo, Desirée e Matilde. Aldo Maldera aveva trovato il suo regno speciale a pochi chilometri dalla Capitale, dove nel 1983 aveva vinto il secondo scudetto della sua carriera e soprattutto la gente aveva imparato ad amarlo per la serenità e l’umiltà. Piaceva l’uomo, ancora prima del campione. Un campione vero, un terzino all’olandese, aveva corsa e progressione, cercava il tiro da fuori area, arrivava sul fondo, faceva la differenza con la spinta e con i cross. Difensore, ma anche centrocampista esterno.

Una carriera cominciata nel vivaio del Milan, poi il prestito al nel 1972-73, il ritorno in rossonero, uno scudetto e due Coppe Italia, in attesa di legarsi alla Roma di Dino Viola e Nils Liedholm. Aveva un rispetto sacro per la maglia, per il popolo degli stadi, per i compagni. Mai una polemica, mai un atteggiamento da divo, mai uno strappo con un allenatore. E il nuovo calcio, più avanti, gli sembrava un mondo troppo distante e diverso da lui, anche se aveva scelto di diventare allenatore. Prima le giovanili della Roma, poi l’avventura da direttore tecnico in Grecia, nel Panionios, il ritorno in Italia e la collaborazione con una scuola- calcio di Focene. Una serenità spezzata, qualche settimana fa, dalla notizia di un’improvvisa malattia. L’intervento chirurgico, la speranza, l’amore delle sue donne e dei suoi amici più cari. Fino a ieri mattina, quando il suo cuore si è fermato. In silenzio, a 58 anni. Addio, Aldo.