Nel segno di Zeman

18/08/2012 10:34


E’ il motivo che lo ha spinto a tornare, dopo aver vinto l’ultimo torneo di serie B con il . Perché il feeling con il pubblico è ancora quello. Anzi, ripresentandosi a 66 anni, sembra avere più consenso di allora. La Roma gli ha dato una squadra forte, Pallotta, Baldini,
e
gli hanno messo a disposizione un organico competitivo, probabilmente nei 22-23 elementi più completo del gruppo del biennio ’97-’99. Ma i tifosi non contano i giocatori, non li pesano, nè li dividono tra belli e brutti, tra bravi e scarsi. Si fidano soprattutto di lui. Basta e avanza per loro. Puntano soprattutto sul suo sistema di gioco. Perché sanno che lui può lasciare nuovamente il segno. Il segno di Zeman.



È come se lo avesse scelto un popolo. Quello che sa quanto sia difficile vincere in questa à. E non fa niente che proprio lui non ci sia mai riuscito, come gli ha ricordato giovedì il presidente della Fiat, John Elkann, per conquistarsi la simpatia dei tifosi della
. Per i tifosi meglio lui di qualsiasi altro. Perché ci si diverte, perché i gol e le emozioni non mancheranno mai, perché se c’è da dichiarare guerra al mondo, basta seguire Zdenek. Perché con l’allenatore di Praga i giocatori devono correre, perché chi si ferma, durante la settimana, in campo non ci va. Perché tutti perdono qualche chilo ma mai il sorriso. Perché si sta bene insieme, anche se poi possono arrivare cadute dolorose. Perché lo sport, quello amato da Zeman in quasi tutte le sue discipline, è anche ricco di sconfitte e delusioni. Bisogna saperle accettare, basta che tutto sia regolare e pulito. Meglio la promozione in C che quella Supercoppa a Pechino. Lo sa bene Aurelio De Laurentiis, il presidente del .



Il e la mano del boemo.
La sua Roma non vive di ricordi. Perché è sempre la stessa. In questo precampionato ha già lasciato una traccia. Le amichevoli non conteranno niente, lo dice per primo Zdenek che però è già salito sull’ottovolante. En plein di successi: otto vittorie otto. a sinistra e sei chili in meno. Verticalizzazioni, sovrapposizioni e tagli. Fondo e gradoni, scatti e sacchi in spalla. Niente caffè durante i primi giorni di fatica, pochi carboidrati. Acqua, verdure, patate lesse e frutta. Le doppie sedute di lavoro, quasi tutti i giorni. È sempre Zeman, il conquistatore. Il tecnico che porta dalla sua parte giocatori e spettatori.

Il boemo che guarda sempre davanti e mai indietro. Che dedica gran parte della sua giornata alle esercitazioni negli schemi offensivi. Perché i suoi sei attaccanti, come i centrocampisti e magari pure i terzini, sono invitati a salire sulla giostra del gol. Che è quella che più di ogni altra cosa cattura la gente. E preoccupa gli allenatori avversari. Di sicuro avvicina al calcio, creando interesse. Come ammette il ì Cesare Prandelli: «Tutti sono curiosi di vedere la continuità di lavoro di Zeman, lo sono perché è sinonimo di qualità di gioco, di calcio offensivo. Tutti vogliamo vedere qualcosa di importante da questo punto di vista».



L’ultima volta all’Olimpico con una vittoria. , autore di una doppietta (in quella stagione segnò per la prima volta 13 reti, Delvecchio il capocannoniere con 18), chiuse la gara. Il capitano e il boemo sono ancora qui. Il 16 maggio del 1999, giornata numero 33 di quel torneo, la Roma ospitò il Cagliari di Ventura. L’arrivederci del boemo al suo pubblico fu un bel 3 a 1 certificato pure dai gol di Di Francesco e Mboma. I giallorossi, quinti in classifica (sarà anche il piazzamento finale), si presentarono con questa formazione: Konsel; Cafu, Aldair, Zago, Candela; Tommasi, Di Biagio (44’ st Daniele Conti), Di Francesco; Paulo Sergio (42’ st Fabio Junior), Delvecchio, . In panchina con Zeman rimasero Chimenti, Quadrini, Frau, Gautieri e Bartelt. La settimana dopo, prima dell’addio che Zdenek proprio non aveva messo in preventivo, il netto successo a Vicenza. Gol giallorossi di Paulo Sergio, Delvecchio, Gautieri e Fabio Junior. Già, Fabio Junior. Con Zeman segnò anche lui. Il destino vuole che sia l’ultimo realizzatore della prima avventura di Zeman in giallorosso. E vuole che sulla panchina avversaria, il 23 maggio del 1999, ci fosse Edy Reja che ha appena lasciato Roma.