Su Bojan, Nela: «Non capisco». Rizzitelli: «Tutto uguale»

29/08/2012 10:56

La stagione appena iniziata non si annunciava infatti migliore di quella passata: «Credo che il ragazzo abbia capito che per lui sarebbe stato un anno di grandi sofferenze. Peccato, perché avevo pensato invece che, con Zeman, potesse veramente giocarsi un posto. Per caratteristiche, mi sembrava infatti un giocatore adatto ai suoi schemi. Prendo atto che non è così. Io non so se il ragazzo ha parlato con l’allenatore, ma è anche vero che i giocatori sanno bene dove si trovano e quale considerazione abbia di loro il tecnico. E credo quindi che, anche senza parlarci, avrà capito di non avere molto spazio. Si è visto domenica: esce una punta ed entra Marquinho, ne esce un’altra ed entra Nico Lopez… il messaggio è chiaro». Tra i nomi che si fanno, quale possibile alternativa, c’è quello di Giuseppe Rossi. «Non è una voce nuova. Bisogna certamente capire come sta il ragazzo, visto che viene da due operazioni. Ma se è il Rossi che conosciamo, stiamo parlando di un fenomeno, un grandissimo talento. L’ho visto giocare anche molte volte con il Villarreal e fare cose letteralmente straordinarie. Credo che arrivare prima di altri, nel momento in cui è ancora infortunato, possa servire anche a far tua la fiducia e la considerazione da parte del giocatore e del suo procuratore. Sono cose che fanno piacere quando, in situazioni del genere, tutti generalmente ti mollano e ti abbandonano. Se fosse così, e sempre verificate le condizioni del giocatore, mi sento di dire che il cambio, anche indiretto, possa essere vantaggioso per la Roma».

«Per la Roma non cambia nulla. Se è vero che il ragazzo non si era inserito negli schemi di Zeman, c’è da credere che avrebbe fatto tanta panchina anche quest’anno. Come l’aveva fatta anche con Luis Enrique, che pure l’aveva cresciuto nel B. E fortuna che hanno allungato le panchine, altrimenti in questa stagione sarebbe finito spesso addirittura in tribuna».

Non ci va giù leggero, Ruggiero Rizzitelli, nel tratteggiare quella che è stata, nell’arco di un anno, la permanenza di Bojan Krkc a Trigoria. «E’ vero che, all’inizio dell’anno – continua l’ex attaccante giallorosso - tutti noi abbiamo pensato che questa potesse essere la sua annata. Perché, a cominciare dall’essere un giocatore brevilineo, come piacciono a Zeman, aveva tutte le carte in regola per far bene. Evidentemente, non è stato così. E il fatto che domenica scorsa il tecnico gli abbia preferito prima Marquinho, fuori ruolo, e poi Nico Lopez, ovvero un ragazzino di diciotto anni che aveva giocato soltanto in Primavera, la dice lunga sulla considerazione che Zeman aveva del giocatore. Tornare sul mercato per sostituirlo? Non ne vedo la necessità. Soprattutto se si tratta di spendere tanto per spendere. Meglio allora promuovere Nico Lopez, come mi sembra Zeman abbia già fatto, e inserire in rosa un giovane come Tallo, che ha già esordito con la Roma e può certamente crescere».

Non ravvisa, insomma, possibili contraccolpi sul piano tecnico, Rizzi-gol: «Credo che sia un bene per lui, andare a giocare altrove, e che lo sia anche per la Roma, che si libera di un ingaggio, anche se non elevato, e comunque di un giocatore che – ripeto – non si era integrato negli schemi, non capendone movimenti e tagli. Credo infatti che difficilmente il tecnico se ne sarebbe privato se l’avesse ritenuto funzionale al suo gioco».

Una valutazione, quella che Rizzitelli dà del giocatore, che è andata mutando nel tempo. «Come di due giocatori diversi – dice infatti. – Il Bojan che abbiamo visto a era impressionante. Ricordo che all’epoca se ne parlava, non dico come di un nuovo , ma certamente come di un grandissimo giocatore in prospettiva. Poi ha avuto un declino, già lì. Loro stessi hanno provato a mandarlo all’estero, confidando nella presenza di Luis Enrique, che l’ha fermamente voluto. La verità è che, al di là dei gol fatti, quando ha giocato ha sempre dato l’impressione di non metterci mai la cattiveria giusta, quegli “occhi di tigre” di cui si parlava un tempo, e di avere quella continuità che serve a questi livelli. E anche quest’anno, purtroppo, non ha mostrato quella “fame”, che è la sola cosa che ti fa arrivare dove vuoi arrivare. E allora, meglio un ragazzino motivato che un giocatore svogliato».

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