17/09/2012 12:52
Al Processo (ancora Kafka) i pubblici ministeri di turno hanno già sentenziato: "Zeman è così" "Con Zeman si divertono gli altri". Stop subito ai ritornelli, Roma-Bologna 2-3 non è una sconfitta zemaniana (e forse non esistono sconfitte zemaniane). La Roma ha preso i gol a difesa schierata, nessuna rete dinfilata. Il limite della Roma di ieri, semmai, è stato quello di essere poco zemaniana: nella ripresa ha gestito la partita e non doveva farlo; se non ha proprio arretrato non ha più attaccato come prima, quando doveva farlo. "Eh sì vabbè - arringano pure un po gaudenti i pm - ma Zeman poteva starsi zitto invece di rispondere ad Abete e a Vialli". E perché? Che centra con questo 2-3? Che i giocatori si sono messi a pensare al presidente federale e allex giocatore della Cremonese dal 72 (27 st)? Prima pensavano a Falcao? E che è successo in quel momento? Se stava zitto vincevamo 5-0? Se andava dal dentista pareggiavamo? Sono solo slogan. Come quello andato in onda per due settimane secondo cui Lamela e Pjanic non erano zemaniani: ieri quando sono usciti loro la Roma ha preso tre gol. A volte la verità è banale: la Roma sè sentita la partita in tasca e ha pagato questa supponenza tutta insieme nel momento e nel modo peggiore, anche per errori dei singoli (Piris su tutti), anche per paure ataviche di una squadra che se prende gol sul 2-0 quasi sempre - ben che va - si fa pareggiare. Romanismi. Se la sconfitta è anche zemaniana lo è non perché Kafka era di Praga, ma perché sta allallenatore riuscire a tenere i giocatori sulla corda sempre.
Zeman ha le sue responsabilità come ce le ha un tecnico di una squadra che perde così in casa, non perché lui è quello del 4-3-3, non perché lui è quello delle denunce, non perché lui è quello senza mezzi termini: queste, anzi, sono rassicurazioni e motivi di infinito orgoglio per i romanisti. Sempre. A volte la verità è banale. Questa sconfitta fa male, dà tanto fastidio ai tifosi della Roma perché dopo una vita potevamo partire bene, perché venivamo da Milano, perché lOlimpico era bello con le bandiere della Roma, perché cera il sole, perché cera tutto un ambiente pronto, ritrovato, affamato, col condottiero spavaldo a profilo scoperto con la sigaretta da fumare e con lorgoglio dei giusti da tirare fuori a pieni polmoni. Per il gusto bambino di stilare la classifichetta dopo tre partite che è un po sgranare un piccolo innocuo rosario della felicità, perché non si può non vincere se stai 2-0 e Totti gioca da Totti a calcio alla tedesca (colpo di spalla) oppure fa fare i gol a Florenzi a battimuro. Perché cera così tanta voglia di sognare e di Roma. Il segreto è mantenerla. E così troppo presto per smettere di crederci, soprattutto per chi è romanista e non smetterà mai di farlo. Innanzitutto forza Roma. Il resto non cè proprio.