04/09/2012 10:55
Peccato che il calcio che conta si sia privato per tanti anni di un grande talento, e soprattutto di un prezioso esempio dintegrità morale. Domenica i tifosi interisti hanno esibito uno striscione in onore dellavversario Zeman, «icona del calcio pulito». Sono parole che contano più di uno scudetto. Zdenek, dietro la nuvoletta di tabacco, non batte ciglio: i suoi lunghi silenzi hanno sempre fatto molto rumore, anche se ha sicuramente gradito le bellissime parole che il più signore dei presidenti, Massimo Moratti, gli ha dedicato: «È una persona che stimo, e credo che lo sappia». Ben altro linguaggio rispetto al tizio juventino che ha tirato un calcio negli stinchi al mister della Roma per aver detto che, secondo lui e secondo coerenza, un allenatore squalificato non dovrebbe allenare. Per aver pronunciato, cioè, la frase più lapalissiana di questo mondo.
La Roma, dopo uno stentato inizio allOlimpico contro il Catania, sembra aver aggiustato il tiro e la vittoria di San Siro, oltre a essere storica, fa ben sperare per il futuro. Si sono visti i fuochi dartificio zemaniani: velocità, essenzialità e carattere. Ma guai a montarsi la testa, come dice limmenso Totti, protagonista assoluto della vittoria di Milano. Lumiltà è il primo presupposto per vincere una gara. Umilmente Zeman sta vincendo la sua battaglia, con i suoi mezzi sorrisi. Una battaglia sostanziosa che riguarda luniverso calcistico. Oggi può contare su un intero popolo di tifosi, turlupinati e delusi, che invoca a gran voce un calcio pulito e onesto, e perché no, signorile.