La deriva infinita

24/09/2012 12:38

Forse, senza futuro. Il padrone del vapore che sfida le istituzioni e precipita nel ridicolo è un parente stretto di chi non si oppose, qualche mese fa, al comando degli ultras di Marassi: «Levatevi le magliette! » In fondo, Cellino è un’emanazione dello stesso sistema che l’anno scorso si mise a litigare sui calendari con il cadavere del povero Morosini ancora caldo. Anche lui, come molti suoi colleghi, pensa di essere il padreterno, e ritiene che opporsi a un rappresentante del governo sia più o meno come cacciare un allenatore. Non un caso individuale, bensì un paradigma: la vergognosa farsa di Cagliari esprime la deriva del nostro calcio, con il volto di chi rappresenta la Lega in Consiglio federale (Cellino, appunto: fino a quando?), mentre la stessa Lega non si occupa che di lucrare sempre più sul pallone, facendo soldi con le tivù: altro scopo statutario pare non esistere. E la Federcalcio, abituale convitato di pietra, apre l’ennesimo fascicolo con corollario di postuma indignazione, l’inevitabile inchiesta che prenderà polvere su qualche scrivania. Questo è lo stato dell’arte, tra stadi inesistenti e fatiscenti più o meno come certi dirigenti - e incredibili migrazioni geografiche (il Cagliari a Trieste!), fino alla stucchevole battaglia con il comune, il sindaco, gli enti pubblici, e l’epilogo della pernacchia al prefetto. Ma se Cellino, forse non lucidissimo, si è preso certe libertà è perché sapeva di poterlo fare. Senza regole vale tutto.