Lo stadio a Tor di Valle

04/09/2012 11:02

I tempi ci sarebbero tutti perché la Roma ha in essere, attualmente, un contratto con il Coni per 3 stagioni: estendibile, di anno in anno, per le 2 successive fino a un totale di 5 anni. Mancano ancora i cardini dell’ufficialità che dovrebbero arrivare nelle prossime settimane, se non addirittura nei prossimi giorni dopo il lungo lavoro della Cushman & Wakefield che aveva selezionato le aree idonee arrivando alle tre «finali»: , Bufalotta e Massimina (non c’era la zona Eni per la quale si era aperto un altro fronte). Nell’area in questione a (di proprietà del costruttore romano ), visionata più volte dalla Roma anche dall’ex presidente DiBenedetto in persona (che all’epoca disse: «Io lo farei qui da subito»), attualmente sorge l’ippodromo.

L’impianto ippico verrà smantellato e probabilmente spostato al Pescaccio (Pisana), cosa però tutta ancora da verificare vista la crisi del settore: in quella zona ha in cantiere un enorme centro commerciale a margine del quale potrebbe (?) sorgere lo «stadio» dei cavalli. Quello della Roma invece verrà costruito a «costo zero», visto che la società punta sui «naming rights» per acquisire i fondi necessari. A differenza della il club giallorosso si occuperà personalmente della vendita di questo diritto (i bianconeri si affidatrono a una società esterna) che darà di fatto il nome al nuovo impianto. Un grosso sponsor quindi che gli americani hanno già dimostrato di non faticare a trovare (Walt Disney docet) e che farà sì che il sogno, in fase progettuale nello Studio Populous dell’architetto Dan Meis a Los Angeles, possa diventare realtà in tempi relativamente brevi. Ieri Alemanno ne ha parlato, seppur fugacemente, anche con il tecnico giallorosso Zeman auspicando una chiusura rapida dell’iter burocratico (che si è impegnato a snellire il più possibile per le sue competenze): il sindaco vuole lo perché ha capito l’importanza per la Capitale di avere due squadre (seppur il discorso ora è molto diverso per la Lazio) con un impianto di proprietà.

E sul tema è tornato anche l’ex ad ora Coo (Cief Operating Officer: termine americano assimilabile al delle società italiane) Claudio . «È uno dei cardini di sviluppo della nostra strategia societaria». Strategia dettata dalla nuova proprietà americana, che nel fine settimana rispedirà a Roma l’ad Mark Pannes. Ieri l’uomo di riferimento della proprietà, sempre in tema stadio, è tornato sull’esperienza della touernée negli States della Roma e dell’importanza di avere uno stadio di proprietà. «È stata una grande opportunità per noi - ha detto - abbiamo visto il grande supporto che ci è stato dato a Boston e in tutti gli Usa. Lì abbiamo un seguito di 8 milioni di persone. Con il Liverpool c’è stato il tutto esaurito: il Fenway Park è uno degli stadi più belli. Quando acquistammo la Roma era in bancarotta, i proprietari erano una famiglia in difficoltà economiche, il mio ruolo era quello di sistemare il bilancio e portare la squadra ai vertici. Ma ci vuole tempo». E con una casa di proprietà sarà più facile.