Lo stadio del caos è solo un cantiere

24/09/2012 10:45


ATTENZIONE - Qualche curioso, dopo la fragorosa decisione del prefetto di rinviare Cagliari-Roma, allo stadio è andato lo stesso, con telefonini e videocamere, per capire cosa stesse succedendo, se qualcosa fosse cambiato all’ultimo momento, se un improvviso intervento di Cellino avesse cancellato l’assurdità. Naturalmente però di calcio non se ne è visto. E nonostante le previsioni più pessimistiche, non c’è stato nemmeno il temuto assalto dei tifosi cagliaritani. Il servizio d’ordine era stato predisposto, con auto e camionette di polizia e carabinieri, con il divieto di fermata per le auto nelle strade adiacenti alle tribune, ma per fortuna il buon senso della gente ha prevalso allontanando le preoccupazioni.


SOPRALLUOGO - Un pizzico di ansia era giustificata, in effetti. Così come l’ordine di giocare a porte chiuse in questo agglomerato di tribune di metallo che sta prendendo forma: Is Arenas non è ancora uno stadio pronto per le tensioni del calcio professionistico. Sa di nuovo, questo sì: la prima cosa che avvolge all’ingresso è l’odore di vernice. Ma non potrebbe mai ospitare i tifosi per una partita di serie A. Tra qualche settimana forse, adesso no. Già i disagi per le squadre, con gli spogliatoi inseriti nel palazzetto dello sport adiacente e un campo guastato da buche di sabbia, sono consistenti. Però a questo il calcio italiano si era adattato. Gli utenti invece non potrebbero. I varchi di prefiltraggio, che precedono i tornelli, sono molto approssimativi. Inoltre all’interno i canali di accesso agli spalti sono angusti, poco consigliati per chi soffre di claustrofobia. Ma la parte davvero pericolosa, preannunciata dai rumori degli operai al lavoro, è il cantiere che occupa la seconda tribuna, quella ancora in costruzione. Basterebbe poco ai potenziali teppisti per scavalcare le recinzioni e procurarsi armi non convenzionali, come sassi o spranghe.


ANDATE VIA! - E che sia la zona-cantiere il punto sensibile lo si capisce dall’atteggiamento degli inservienti di Is Arenas. Una volta notati i giornalisti, che a metà mattina erano entrati nello stadio senza controlli, tre persone sono intervenute per allontanarli, chiedendo di non scattare foto alle ruspe e ai nastri adesivi piazzati di fianco al tunnel che porta i giocatori dal campo agli spogliatoi. «Qui non potete stare, già siamo in difficoltà, state dando una mazzata al Cagliari» urla un signore con lunghi capelli bianchi. Comprensibile premura. Ma la mazzata al Cagliari, e anche all’orgoglio dei fenicotteri, l’ha data soprattutto Cellino.